La proposta, già messa sul tavolo da mesi dall’armamento internazionale, è quella d’istituire un Fondo ricerca e sviluppo da 5 miliardi di dollari per accelerare lo sviluppo di tecnologie a zero emissioni di carbonio per l’industria marittima internazionale: navi e combustibili puliti. Ma ora l’ICS, International Chamber of shipping, che rappresenta le associazioni nazionali degli armatori mondiali e oltre l’80% della flotta mercantile, ha completato il progetto proponendo alle Nazioni Unite l’istituzione di una tassa globale sulle emissioni di carbonio delle navi, unica per tutti i settori, come meccanismo con cui gli armatori alimenterebbero il Fondo IMO per il clima, basata su contributi obbligatori per le navi che commerciano a livello globale (superiori a 5000 tonnellate di stazza lorda), per ogni tonnellata di CO2 emessa.
Un fondo che “oltre a colmare il divario di prezzo fra i combustibili a emissioni zero di carbonio e quelli convenzionali verrebbe utilizzato per implementare infrastrutture di bunkeraggio nei porti di tutto il mondo per fornire combustibili come idrogeno o ammoniaca garantendo coerenza nella transizione verde del settore sia per le economie sviluppate che per quelle in via di sviluppo” spiega una nota dell’ICS. Il trasporto marittimo è responsabile di circa il 2% delle emissioni globali di carbonio, serve un’azione urgente per la decarbonizzazione.
“Oggi l’industria è alla disperata ricerca di navi a zero emissioni di carbonio portate in acqua dai cantieri navali entro il 2030 – sottolinea l’ICS – tuttavia agli attuali tassi di produzione, i combustibili a zero emissioni di carbonio non sono disponibili in commercio nella misura necessaria per la flotta globale. La tassa sul carbonio ha lo scopo di accelerare la creazione di un mercato che renda praticabile il trasporto marittimo a emissioni zero”.