L’onda lunga delle smart city, che sembrava trasformare in positivo la dimensione urbana su scala globale, si è arrestata per effetto della pandemia. Ma forse non è così. Le infrastrutture digitali, che sono anima corpo delle città intelligenti, hanno per ora salvato il pianeta preservando una sorta di socialità virtuale fra le persone. Lo smart working, poi, ha consentito il prosieguo di parecchie attività che si sarebbero altrimenti irreversibilmente compromesse. E ora, che il picco del contagio appare superato in diversi Paese, che accadrà? Forse, come suggeriscono autorevoli analisti finanziari internazionali, bisogna guardare lontano e studiare le mosse della Cina, che per prima ha vissuto il dramma del flagello virale. Dopo due mesi d’impatto epidemico e di blocco totale, che ha portato a una brusca battuta d’arresto dell’economia, il Dragone dagli occhi a mandorla sta rialzando la testa e pensa a un futuro ancor più intelligente di quello ipotizzato nella fase precedente.
Covid-19 ha spezzato in due la Storia. Bisogna prenderne atto. Ma, in realtà, anche questa, che ci è capitata fra capo e collo senza preavviso, è una rivoluzione vera e propria. Staremo a vedere. Intanto, in Cina le fabbriche stanno progressivamente tornando a un ritmo sostenuto, seppure osservando una rigorosa cautela nei viaggi. Da metà marzo, la maggior parte delle aziende ha iniziato l’80% o più della normale capacità produttiva. Ma le attività di consumo sono ancora lente a causa dell’atteggiamento prudente della gente nei confronti del trasporto pubblico e di una visione pessimistica dell’economia a breve termine. Ad esempio, mentre il tasso di ripresa del lavoro dei dipendenti delle concessionarie di auto è tornato a superare il 90%, il traffico negli show room e il volume di vendita al dettaglio ha recuperato solo il 60% del tasso normale, in altre parole è sceso del 40% a marzo. Nonostante l’incertezza di breve termine, tuttavia, la Cina avrà maggiori misure di stimolo sia in termini monetari che fiscali. A differenza di molti Paesi sviluppati, ha ancora un certo margine di manovra per ridurre le condizioni monetarie dall’attuale tasso di deposito a un anno del 2,85% e dal tasso di riserva obbligatoria dell’11%. Dal punto di vista fiscale, la Cina può stimolare ulteriori investimenti in alcuni progetti tecnologici, come i progetti 5G e Smart City. Più in generale, pertanto, il driver economico a lungo termine è rimasto invariato, ovvero il continuo spostamento dall’economia guidata dalle esportazioni e dagli investimenti in infrastrutture verso consumi e servizi continuerà, con particolare enfasi nei progetti di trasformazione intelligente delle città, sebbene Covid-19 potrebbe causare un profondo impatto sullo stile di vita delle persone. Come se la sarebbe cavata, infatti, Wuhan se non avesse fruito di robuste reti digitali in questa temperie?
L’economia digitale cinese sta comunque assumendo sempre più importanza, paradossalmente, poiché per sfuggire al virus un numero crescente di persone potrebbe prendere in considerazione in prospettiva internet per fruire di film, invece che recarsi fisicamente al cinema, generi alimentari da consumare in casa, magari applicando ricette illustrate dalla televisione o dal web, incontri a lunga distanza e call conference, o consulenze mediche online, ecc. La Cina si stava già muovendo in questa direzione, ma il virus sta accelerando il cambiamento. Statene certi, profetizzano gli analisti finanziari, le smart city non sono tramontate, al contrario vivranno una nuova straordinaria primavera, perché a breve il “contagio virtuale” si diffonderà in tutto il pianeta, una volta sconfitto quello virale.