Con una popolazione mondiale al galoppo verso gli 8 mld di abitanti e più, mutamenti climatici in peggioramento, sovraffollamento delle aree urbane, flussi migratori inarrestabili di portata biblica, il pianeta viaggia verso una deriva a tinte fosche. Quali i rimedi possibili e praticabili? Gli esperti sono al lavoro per individuare strategie efficaci di contrasto del trend negativo e di governo dei processi geopolitici globali, contraddizioni e conflitti in primis. In questo quadro le smart city rappresentano indubbiamente una strada importante da percorrere. Non a caso, nei prossimi 30 anni, più di 2,4 miliardi di persone si trasferiranno nelle città. Per accoglierle sarà necessario, di conseguenza, ingrandire e adeguare le aree urbane o costruirne di nuove con un consumo di risorse naturali che potrebbe aumentare del 125% a 90 miliardi di tonnellate (dai 40 miliardi di tonnellate del 2010). Di qui l’urgenza di avviare e implementare soluzioni tecnologico-gestionali, di governance in altre parole, in grado di produrre efficienza energetica, economia circolare, mobilità sostenibile, sicurezza delle infrastrutture, qualità della vita e dell’ambiente, all’altezza delle ardue sfide che si profilano. Secondo uno studio di Markets and Markets, il mercato delle soluzioni tecnologiche e dei servizi per i trasporti, l’edilizia di nuova generazione, dell’energia e dei servizi ai cittadini nella smart city è arrivato a valere nel 2018 più di 308 miliardi di dollari. Ma non basta.
Il trend per i prossimi anni continuerà a essere positivo, con un tasso composto annuo di crescita superiore al 18%, per un mercato globale del valore di 717 miliardi di dollari entro il 2023.
Nel Report, ovviamente, s’integrano anche le stime dei futuri mercati (tecnologie, servizi, infrastrutture) relativi alle reti 5G, all’Internet delle cose, all’Intelligenza artificiale, alla smart mobility, all’efficienza energetica, all’economia circolare (recupero, riciclo, riuso) e alle soluzioni per la decarbonizzazione dell’economia (low carbon economy). Tutte tecnologie che troveranno ampio utilizzo nelle città del futuro. Gli esperti prevedono, comunque, che il segmento di più rapida crescita sarà molto probabilmente quello dei servizi (sanità, istruzione, formazione, infomobilità, Pubblica Amministrazione, energy management, automazione e robotica, ecc.).
Un futuro urbanizzato attende il pianeta, dunque. Nell’indagine pubblicata un anno fa dal Gruppo di esperti delle risorse naturali (International resource panel), istituito dall’Onu nell’ambito del Programma per l’Ambiente (Unep), dal titolo “Il peso delle città: i requisiti delle risorse della futura urbanizzazione”, nel 2050 la popolazione globale che vivrà nelle città dovrebbe essere il 66% del totale (dal 54% del 2015). Occorrono, pertanto, nuove strategie per evitare irreparabili choc a danno dell’ecosistema. Attualmente, le città del pianeta emettono il 70% delle emissioni di diossido di carbonio (CO2) complessive, ma questa percentuale aumenta se si includono anche le emissioni necessarie a garantire questo insieme di consumi, ha spiega Michael Doust, l’autore del rapporto d“Consumption-based GHG emissions of C40 cities“, direttore del programma C40 Cities, un network che raccoglie le metropoli di tutto il mondo impegnate a contrastare i cambiamenti climatici. C’è chi, come Michael Bloomberg e Parag Khanna, preconizza addirittura la formazione di vere e proprie Città-Stato che daranno vita a un “Secolo delle Città”. Ciò perché, come affermava un report di McKinsey del 2012, il 65% della crescita economica globale sarebbe arrivata dalle città e che tra queste se ne potevano individuare 440 “emergenti”, che da sole avrebbero rappresentato la metà della crescita economica globale dei prossimi anni.