Il futuro delle smart city è legato indissolubilmente allo sviluppo delle tecnologie Internet of Things. Lo conferma la quarta edizione dello Smart City Index, il rapporto di EY che analizza le 117 città capoluogo italiane, classificandole in base all’evoluzione delle reti e delle infrastrutture intelligenti e misurando la loro capacità di innovare e di offrire servizi di qualità ai propri cittadini. Il dato saliente che si evince dal rapporto è la dimensione del mercato, pari a 3.7 miliardi di euro, generata da queste tecnologie avanzate. Una valutazione che scaturisce da un’analisi accurata condotta mediante 480 diversi indicatori, articolati su quattro livelli: infrastrutture di rete, sensoristica, piattaforme dati, applicazioni mobili e web. I risultati sono interessanti: anche quest’anno, il podio resta saldamente nelle mani delle grandi città del Nord. Al primo posto c’è Milano, in virtù soprattutto delle sue infrastrutture di trasporto pubblico e delle piattaforme digitali, che soppianta Bologna, in testa alla classifica 2016. Torino, che spicca per la diffusione della banda larga fissa e mobile e per il trasporto pubblico, si colloca al secondo posto della classifica, anche grazie alle ottime performance dei servizi e-government al cittadino e della “nuova economia” (luoghi per l’innovazione, co-working, startup, economia digitale). Bologna, invece, perde il primato e scende in terza posizione, pur confermandosi la città che meglio ha saputo definire una strategia e una vision strutturate.
Siamo, quindi, alla vigilia di una nuova era, segnata dall’avvento della polis 4.0? Stando alle risultanze del rapporto, parrebbe di sì. La nuova forma urbana intelligente, tuttavia, sarà tale solo se saprà gestire correttamente le risorse, diventando economicamente sostenibile ed energeticamente autosufficiente, sviluppando nuovi modelli per la mobilità, promuovendo la qualità della vita dei propri cittadini. Da tutto ciò nascerà anche una nuova governance in grado di gestire la città in modo sempre più efficiente: la smartcitizenship. Grazie a essa i cittadini avranno l’accesso pieno alla Rete (BUL, 5G, Wi-Fi) e disporranno di ‘un’identità digitale che consentirà loro di acquisire dati, informazioni e conoscenze in misura allargata.
Una gigantesca trasformazione è, dunque, in corso ed ha già partorito, come si diceva, un mercato ricco e in crescita che vale 3,7 mld. Nei prossimi cinque anni si stima che darà lavoro a 2,5 milioni di persone, di cui il 40% nelle città. Di questi oltre 350.000 vanteranno un’elevata specializzazione, legata ai diversi comparti della Smart City, che già oggi è un vivaio di imprese con 6.000 startup e 400 tra incubatori e co-working collocati in ambienti urbani di medie e grandi dimensioni, come rileva il rapporto di Ernst&Young