Le città europee che hanno varato misure permanenti anti-smog dovrebbero impedire l’accesso alle zone a basse emissioni anche ai veicoli diesel Euro 6. Sono le conclusioni di uno studio della Ong Transport&Environment sulle strategie anti-smog adottate da 11 centri urbani europei, tra cui Milano.
Mentre alcune città pioniere cominciano a porre restrizioni al traffico veicolare, i paesi dell’Europa centrale e orientale sono indietro. Le auto che circolano sulle loro strade sono spesso mezzi di seconda mano importati dagli stati che le mandano fuori mercato. Il pericolo, dunque, secondo la ONG, è che milioni di veicoli gravemente inquinanti abbandonati dai cittadini dell’Europa nordoccidentale finiscano in città come Varsavia, Praga e Sofia, che non sembrano intenzionate a porre un tetto all’inquinamento. Si creerebbe così un’Europa di serie A e una di serie B sulla qualità dell’aria, fatto che Transport&Environment considera inaccettabile.
Il mercato automobilistico in Europa è stato sbilanciato a favore del diesel attraverso norme sulle emissioni deboli e agevolazioni fiscali. Il mercato è cresciuto fino al 53% delle auto vendute nel 2011 e l’Europa rappresenta il 70% delle vendite globali di auto diesel. Tuttavia, dopo lo scandalo del dieselgate, la quota di mercato del diesel è in forte calo. Con costi aggiuntivi per soddisfare le nuove norme sulle emissioni, si prevede che la quota di mercato del diesel continui a scendere, suggerendo che i costosi investimenti delle case automobilistiche europee nei nuovi motori diesel potrebbero rivelarsi una decisione sbagliata.
“Una delle principali debolezze è l’esenzione generale per i veicoli Euro 6”, sottolinea lo studio, “mentre meno del 10% dei nuovi diesel Euro 6 in vendita soddisfano i limiti di emissione dell’Ue”. “Questi motori – si legge nello studio – dovrebbero essere aggiornati per rispettare i limiti o non essere consentiti nelle città”. Senza iniziative dei costruttori, “le città che hanno violato i limiti dell’inquinamento atmosferico per quasi un decennio non hanno altra scelta se non quella di attuare drastiche misure di restrizione alla circolazione delle auto per proteggere la salute pubblica”.
“Questi motori – si legge nello studio – dovrebbero essere aggiornati per rispettare i limiti o non essere consentiti nelle città”. Senza iniziative dei costruttori, “le città che hanno violato i limiti dell’inquinamento atmosferico per quasi un decennio non hanno altra scelta se non quella di attuare drastiche misure di restrizione alla circolazione delle auto per proteggere la salute pubblica”.
“Due settimane fa una sentenza della più alta corte tedesca ha confermato che le città della Germania possono vietare alle auto di circolare e ha chiarito che il diritto dei cittadini di respirare aria pulita ha la precedenza sul diritto dei proprietari di guidare veicoli inquinanti. “La sentenza del tribunale tedesco dovrebbe essere un precedente in tutta l’UE – scrivono gli autori dello studio – ma la legislazione nazionale in tanti altri paesi impedisce alle città di agire”.
“I paesi dell’Europa centrale e orientale fanno molto affidamento sulle esportazioni di auto usate. Esiste il rischio che le città di queste zone siano invase da diesel costosi e sporchi che gli europei occidentali non possono più guidare nei propri paesi. La Commissione europea dovrebbe valutare quali misure possono essere messe in atto per garantire che tutte le autovetture importate di seconda mano siano state riparate o aggiornate ai loro sistemi di trattamento dei gas di scarico. Tutti gli europei hanno lo stesso diritto all’aria pulita e una soluzione europea comune è necessaria”.