Sono 49 milioni gli italiani che bevono acqua minerale: 8 milioni in più rispetto a vent’anni fa. I dati emergono dall’indagine del Centro studi del Censis che rileva nelle abitudini degli intervistati un consumo interclassista, unisex, particolarmente gradito alle nuove generazioni e agli anziani. Negli anni della crisi i cittadini hanno tagliato molte spese (i consumi pro-capite sono diminuiti del 5,3% nel periodo 2008-2016), ma nello stesso periodo la percentuale di consumatori di acqua minerale, in controtendenza, è aumentata passando dall’87,2% al 90,3% della popolazione.
Nel contesto europeo il nostro Paese detiene il primato nel consumo individuale di acqua in bottiglia: in media 206 litri pro-capite all’anno, 29 litri in più dei tedeschi (il 16,4% in più), 84 litri in più dei francesi (+68,9%), 85 litri in più degli spagnoli (+70,3%), 173 litri in più rispetto al Regno Unito (+524,4%), 96 litri in più rispetto al valore medio dell’Ue (+87,3%). A consumare acqua in bottiglia sono 9 uomini su 10 e 9 donne su 10. Con o senza gas piace a tutte le fasce d’età, ma le percentuali più alte si registrano tra i 18-34enni (il 92,6%), tra i minori (il 91,1%) e tra gli over 60 (il 90,9%).
Il 44,6% dei cittadini che consumano acqua minerale dichiara di berla perché è buona e piace, il 30,1% perché fa bene alla salute, il 27,9% perché è sicura, il 25,3% perché è comoda, sempre a portata di mano, il 9,8% per i prezzi convenienti. Piacere e salutismo coesistono rafforzando l’alta reputazione dell’acqua in bottiglia, che tra gli alimenti figura come un mix virtuoso e apprezzato di origine naturale e processo industriale. Il 65,8% dei consumatori di acqua minerale ne ha una preferita. Di questi, il 24,7% ha una marca specifica a cui si riferisce con continuità nel tempo, il 41,1% preferisce una marca anche se capita di cambiarla, mentre il 34,2% non ne ha una in particolare.
Bevono acqua minerale perché buona e perché piace il 51,3% degli imprenditori e il 49,5% degli operai, il 45,8% di impiegati e insegnanti, 46,4% dei liberi professionisti. In tempi di nuove disuguaglianze sociali, anche a tavola, dunque, l’acqua minerale rappresenta un rapporto individualizzato, modulato sulle preferenze soggettive. Sono questi i principali risultati della ricerca “Il valore sociale del consumo di acque minerali”, appena presentata a Roma dal responsabile dell’area Politiche sociali del Censis, Francesco Maietta, e discussa da Marino Niola, antropologo, da Andrea Fabbri professore associato di Endocrinologia dell’Università di Roma Tor Vergata, Ivo Ferrario direttore della Comunicazione e delle relazioni esterne di Centromarca, Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, Ettore Fortuna, vicepresidente di Mineracqua e presidente della Fondazione Acqua, e da Massimiliano Valerii, direttore generale del Centro studi investimenti sociali.