La scorsa settimana Valeria Fedeli aveva lanciato un appello al Primo cittadino di Roma per un confronto rapido sul tema dell’autismo. L’incontro si è svolto alla presenza di esponenti dell’Amministrazione capitolina, di rappresentanti del Miur e di Gianluca Nicoletti, giornalista autore del film documentario sull’autismo “Tommy e gli altri”, nonché promotore del progetto. Nei prossimi giorni partirà un tavolo tecnico attraverso il quale verranno stabiliti modalità e tempi di realizzazione dell’iniziativa.
Le conoscenze in merito al disturbo autistico (sindrome da alterazione globale dello sviluppo psicologico, secondo l’Icd-10, International statistical classification of diseases and related health problems) sono in continuo sviluppo e se ne aggiungono continuamente di nuove, grazie al lavoro di numerosi gruppi di ricerca presenti in tutto il mondo. Oggi la sensibilità da parte delle istituzioni e dell’opinione pubblica è senz’altro cresciuta, ma ancora non ha raggiunto un grado di consapevolezza adeguato a favorire e promuovere lo sviluppo di un intervento ordinato e sistematico a favore dei soggetti affetti da questo disturbo e alle loro famiglie. I servizi di neuropsichiatria infantile hanno progressivamente sviluppato adeguate competenze cliniche e diagnostiche che, unite ad una crescente sensibilità nel mondo della pediatria, hanno significativamente migliorato il livello e i tempi della prima diagnosi. Molto però rimane da fare, soprattutto per garantire un’omogenea diffusione di prassi diagnostiche adeguate e tempestive sull’intero territorio nazionale.
L’autismo è una sindrome comportamentale causata da un disordine dello sviluppo, biologicamente determinato, con esordio nei primi 3 anni di vita. Le aree prevalentemente interessate da uno sviluppo alterato sono quelle relative alla comunicazione sociale, alla interazione sociale reciproca e al gioco funzionale e simbolico. Considerata la complessità e la gravità dei disturbi dello spettro autistico, che coinvolgono proprio le componenti psichiche che guidano lo sviluppo della dimensione relazionale e sociale, è necessario che la gestione della patologia tenga conto dei vari elementi che concorrono alla complessità del quadro clinico: è auspicabile quindi che interventi specifici, competenze cliniche e interventi abilitativi e di supporto per il paziente e per la sua famiglia siano costruiti su buone prassi, in linea con i principi della prova scientifica.