Per una volta la ressa in centro storico l’hanno creata loro: sono i residenti di Venezia, che questa mattina, a migliaia, hanno occupato calli e ponti per protestare contro i prezzi delle case in continua ascesa, la mancanza di negozi essenziali sostituiti da botteghe di paccottiglia, il transito delle grandi navi da crociera a San Marco, il turismo mordi e fuggi che spesso non genera reddito, ma produce oneri, come quelli per la rimozione di tonnellate di rifiuti di pranzi al sacco consumati in strada e portati da casa.
I veneziani, per un paio d’ore, ieri, sono riusciti a ‘sfrattare’ i turisti con un corteo voluto da una serie di comitati cittadini sotto lo slogan ‘Mi no vado via’ (Io non vado via) riferito all’esodo dei residenti dalla città lagunare divenuta poco vivibile.
Il corteo è stato aperto dallo striscione ‘Venezia è il mio futuro’, è stato accompagnato da cartelli che toccavano i più svariati temi caldi per la sopravvivenza in città come i prezzi delle case, la mancanza di negozi essenziali sostituiti da botteghe di paccottiglia, il transito delle grandi navi da crociera a San Marco, e soprattutto l’insostenibile presenza del turismo mordi e fuggi.
In oltre un migliaio – secondo gli organizzatori – sono partiti dall’Arsenale per poi snodarsi proprio in quei luoghi dove il turismo di massa tende a rendere la vita difficile in città. Uomini, donne e bambini hanno sfilato sotto il sole “per chiedere politiche e misure per garantire la residenzialità in centro storico” è stato detto mettendo nel mirino le amministrazioni pubbliche che per anni “non hanno fatto nulla” ma anche l’Unesco che ha cominciato ad interessarsi delle politiche per la città, nonostante sia un patrimonio mondiale, solo da pochi mesi. Non è la prima manifestazione del genere, nel recente passato ne è stata fatta una dei ‘passeggini’ per ricordare che il calo degli abitanti incide anche sulla nascita di bambini e quella delle ‘valige’, per evitare di utilizzarle per andare altrove.