Una visita in Italia è spesso limitata ad una fuggente corsa tra una città d’arte all’altra. Roma, Firenze, Venezia sono così quotidianamente visitate da migliaia di turisti normalmente in perenne coda per ogni cosa.
Ma la maggior parte dei comuni italiani ha meno di 5.000 abitanti. Sono circa il 72% del totale e raccolgono il 30% dell’offerta ricettiva. Per valorizzarsi e promuoversi molti di questi scelgono di mettersi in rete ( I borghi più belli d’Italia, Borghi autentici…) o si trasformano attraverso forme di ospitalità come l’albergo diffuso. Un ruolo sempre più importante quindi, da non sottovalutare.
Il borgo italiano è percepito come un luogo poco conosciuto (da trovare e da scoprire) in una dimensione legata al passato, con un elemento di attrazione (un castello, una chiesa ma anche un particolare tipo di edificio, si pensi per es. al trullo, al nuraghe) e immerso in una natura tipica della zona.
I borghi d’Italia provano, dunque, a farsi largo in un mercato turistico ancora dominato dai soliti big. Basta fare un giro alla Borsa italiana delle 100 città d’arte in corso in questi giorni a Bologna per farsi un’idea di come i visitatori, soprattutto quelli di alcuni paesi, ancora siano interessati maggiormente alle classiche mete del turismo di massa: Firenze, Venezia, Roma, Milano.
In particolare, chi proviene dall’Asia centrale o orientale punta verso le destinazioni tradizionali. Un maggiore interesse per un’Italia diversa da quella dell’inflazionato ‘Grand tour’ si riscontra nei viaggiatori europei, in particolare quelli del Nord Europa, che cercano ormai esperienze particolari, fuori dagli schemi consueti. Nel resto del mondo sembra ancora dominare il sogno di una passeggiata in riva all’Arno, tra le calli veneziane o all’ombra del Colosseo. È così per esempio, per i turisti utzbechi, un mercato piuttosto recente per l’offerta italiana. L’inviato di Tourist.uz lo dice chiaro e tondo: i nuovi ricchi vogliono fare shopping, meglio se in luoghi storici o città d’arte conosciute.
La Motor valley emiliana, con i musei di Ferrari e Lamborghini, può interessare, anche se, strano a dirsi nella regione che punta al primato culinario nazionale, il cibo può rappresentare un problema, spiega Rakhmon, visto la predominanza del maiale nei piatti della tradizione, non proprio l’ideale per un popolo in prevalenza di religione musulmana. Bologna, tuttavia, è nota in Uzbekistan, anche se non come meta turistica: “Chiamavamo così un tipo di cappotto impermeabile, perché il materiale veniva da qui”, racconta Rakhmon. Firenze, Roma e Venezia sono in cima alle preferenze anche dei sudcoreani, che, tuttavia, stanno scoprendo le gioie del trekking sulle Alpi.
Resta il fatto, che dal paese orientale si arriva spesso in viaggio di nozze e si prediligono le mete tradizionali. Bologna? Ju Yurina è qui per la prima volta. “Può essere una buona scelta per visitare Firenze e Venezia, visto che da qui di raggiungono facilmente entrambe”, spiega l’operatrice coreana, una dei 75 tour operator stranieri che in queste ore stanno incontrando i 400 sellers arrivati in città per la ventunesima edizione della manifestazione organizzata da Confesercenti.
Elisa Guo rappresenta un’agenzia cinese con un nome che è tutto un programma, “Voglia d’Italia”, che si occupa di far viaggiare turisti di alto livello per vacanze-inventivi o meeting internazionali. Cosa cercano? “Mostre, arte”, spiega Guo, che ritiene “molto utile” allo sviluppo del turismo dalla Cina l’accordo “Welcome chinese” da poco sottoscritto da Bologna. Diverso l’approccio del turista russo, a caccia di bellezza, shopping, ma non orientato solo a vedere le grandi città d’arte.
“Qui ci sono molte proposte che potrebbero essere interessanti per il nostro mercato- osserva Nelly Otaryan, alla Borsa per conto di uno dei più importanti portali russi di prenotazione di alberghi- Bologna è nota nel nostro paese come città d’affari e centro universitario. Tornerò per trascorrere qui più tempo”. Nelle sale di Palazzo Isolani, che anche quest’anno ha ospitato il work-shop in cui l’offerta delle città d’arte e dei borghi italiani incontra gli operatori stranieri, le contrattazioni e i contatti si susseguono a ritmo vorticoso. Bologna è presente, spiega il direttore di Confesercenti, Loreno Rossi, con 25 sellers. “Sono i principali operatori dell’incoming in città. Negli anni sono aumentati, segno che questa manifestazione dà riscontri positivi”, conclude Rossi.