Dopo la tre giorni inaugurale in terra sarda, ecco la Sicilia. E’ un giro che parla isolano. Un bagno di folla che da Olbia è sceso fino a Cagliari. Ora il trasferimento della maglia rosa, che parla colombiano, in terra siciliana. Una passione, quella isolana, che sta abbracciando l’intero movimento ciclistico. Oggi la gara sarà ferma per il trasferimento siciliano in quel di Cefalù, dove partirà la quarta tappa, per arrivare fino all’Etna. E’ un giro veramente speciale quello che festeggia la centesima edizione.
Un emozione che attraversa l’intero stivale e che vede protagonisti i ciclisti e naturalmente la terra che questi attraverseranno. Ecco, gli alter ego dei corridori sono le città, i comuni, i piccoli borghi che sono parte integrante e attiva di questo giro. Ogni centimetro, ogni pietra, sono lì, a raccontarci una storia che è quella del territorio italiano. Una storia fatta di gioia e sofferenza, di amore e passione, di libertà e soprusi.
Domani si parte da Cefalù, un promontorio roccioso ad una settantina di km da Palermo dove il mare regna maestoso. Nel periodo estivo arrivano turisti da ogni parte del globo per il panorama e la natura esistente. Un flusso incredibile di persone affollano questo paese, e il suo parco (delle Madonie), che è inserito tra i “Borghi più belli d’Italia”. Oltre la natura, Cefalù è stata inserita nel 2015 nel patrimonio Unesco grazie al Duomo come è conosciuto da tutti. In realtà è la Basilica della Trasfigurazione, costruita nel 1131 e consacrata solo nel 1267, dopo diverse peripezie.
In pieno stile Bizantino e Arabo – Normanno, la Cattedrale ha tre diversi tetti a testimonianza della altalenante difficoltà nel costruirla che determinarono una lentezza non indifferenze nel portarla a compimento. Caratterizzata dalla presenza di mosaici e da un ampio sagrato che fungeva da cimitero; questo fu realizzato con della terra portata direttamente da Gerusalemme. Ai giorni nostri la cultura Normanna è presente in larghi tratti della cittadina, che oggi vive principalmente di turismo.
Da Cefalù il Giro parte per Arrivare ai 1920 mt dell’Etna, al rifugio Sapienza. Prima di arrivarci i ciclisti incontreranno la zona del Bronte, famosa il tutto il mondo per il suo pistacchio. Un territorio argilloso e vulcanico di un’area che è alle pendici dell’Etna e che vive, prettamente, di agricoltura; con il desiderio di sviluppare, e sfruttare al meglio, il turismo che il vulcano riesce a produrre. Ecco l’Etna, l’approdo finale di questa quarta tappa del Giro d’Italia. L’Etna, come Cefalù, è patrimonio Unesco. Il suo essere il più alto vulcano della placca Euroasiatica ne fanno un’attrazione non da poco. Le sue continue eruzioni hanno determinato, e determinano tutt’ora, un continuo mutamento del territorio circostante e ne fanno un posto ambitissimo per studiosi e turisti.
Il Colombiano Gaviria dovrà difendere la propria maglia Rosa in una salita lunga 18 km, dalla pendenza media di 6,6% e con una punta massima del 12%. Insomma, saranno quasi 200 km di bellezza storica e naturalistica senza eguali al mondo. Ovviamente per i turisti, per i ciclisti una tappa non fondamentale ma certamente importante, piena di ondulazioni e salite. Che vinca il migliore. Intanto hanno già vinto la Sicilia e la Sardegna…