L’Italia è sempre più un Paese di anziani, anche se l’età anagrafica non coincide esattamente con quella biologica. Vi è infatti una netta differenza fra un quarantenne degli anni ’50 dello scorso secolo e un quarantenne di oggi, indubbiamente più giovanile, prestante e mediamente con una salute migliore del primo. In ogni caso, al 31 dicembre 2015 ogni 100 giovani c’erano 161,4 over65, rispetto ai 157,7 dell’anno precedente. Per quanto riguarda il confronto con gli altri Paesi europei, secondo gli ultimi dati disponibili (dicembre 2014), l’Italia era al secondo posto nel processo d’invecchiamento della popolazione, preceduta solo dalla Germania. E’ la fotografia realizzata dall’Annuario dell’Istat per il 2016. “Sommando ai disoccupati le forze di lavoro potenziali, ammontano a 6,5 milioni le persone che vorrebbero lavorare”. Venendo poi alla situazione del mercato del lavoro nel 2015, l’istituto di statistica spiega che le forze di lavoro potenziali sono rappresentate da persone che non cercano un impiego, ma sarebbero pronte ad accettarlo o che lo cercano, ma non sono subito disponibili. Sono tutti quindi accomunati dal ‘sogno’ di avere un lavoro.
Cresce anche la spesa per il pagamento di pensioni e rendite, pari a 259,3 miliardi di euro, un esborso in “continuo incremento nel tempo, ma con un rallentamento negli ultimi anni (dal +2,1% del 2012 al +0,7% del 2015) a seguito delle manovre di contenimento della spesa pubblica”. Un “netto aumento” viene invece rilevato per le indennità di disoccupazione: la spesa dedicata è stata nel 2015 pari a circa 12 miliardi (+6,8%). Una “crescita molto elevata (+9,1%)” viene poi registrata per le prestazioni assistenziali, anche se nel 2014 il rialzo era stato ancora più forte (+20,3%). In entrambi i casi, spiega l’Istat, c’è l’effetto del bonus 80 euro.
Migliora, comunque, il livello culturale complessivo del Paese. Secondo l’Annuario, il livello d’istruzione degli italiani è in crescita. Nell’anno scolastico 2014/2015 gli studenti iscritti nei vari corsi scolastici sono stati 8.885.802, 34.426 in meno rispetto al precedente anno; un calo che riguarda le scuole dell’infanzia (-26.845), le primarie (-6.575) e le secondarie di primo grado (-22.037), mentre invece aumentano gli iscritti alle scuole secondarie di secondo grado (+21.031).
La diminuzione, precisa l’Istat, è principalmente dovuta al calo demografico delle nuove generazioni, non sufficientemente compensato dalla crescente presenza nelle scuole italiane di alunni con cittadinanza straniera, che ammontano a 814.208 (9,2% degli iscritti). E sono le scuole del Nord e del Centro ad accogliere il maggior numero di studenti stranieri. Il tasso di scolarità si attesta ormai da qualche anno intorno al 100% per la scuola primaria e secondaria di primo grado, al 93,1% per quella di secondo grado. Il tasso di partecipazione al sistema formativo nel suo complesso risulta invece pari al 98,8%. In altre parole, il livello d’istruzione della popolazione italiana si è costantemente innalzato nel corso del tempo. Nel 2015 più di tre persone su 10 dispongono di una qualifica o di un diploma d’istruzione secondaria superiore (35,6%), valore stabile rispetto al 2014, mentre cresce dal 12,7 al 13,1% la percentuale di chi possiede un titolo universitario.