Via libera dei 28 alla libertà di fare acquisti online su siti e portali diversi da quelli del proprio Paese, dai pacchetti vacanze e auto in affitto sino ad abbigliamento e servizi cloud. Stop anche alle restrizioni sui pagamenti, spesso bloccati a causa di carte di credito di uno stato membro diverso. È questa l’intesa trovata al Consiglio europeo sulla competitività a maggioranza qualificata, sulla base della proposta presentata dalla Commissione europea. Questa, però, non comprende musica, video, film, e-book e app.
Il geoblocking nell’e-commerce sul mercato unico dell’Ue è quella pratica che impedisce ai consumatori di un determinato paese di fare shopping online in un altro paese Ue a causa delle limitazioni geografiche imposte dai negozi online.
Con le nuove regole i commercianti su internet non potranno più discriminare tra i consumatori sulla base della loro residenza su prezzi, offerte, termini e condizioni d’acquisto quando le merci sono consegnate nel Paese dell’acquirente o dove d’accordo con l’acquirente, per servizi elettronici come cloud e web-hosting ma non quelli protetti da copyright, e servizi ricevuti dal consumatore nel Paese dove opera il commerciante, come hotel, eventi sportivi, biglietti per spettacoli o parchi d’attrazione. L’accordo dovrà ora essere negoziato con l’Europarlamento.
«È un passo avanti importante nei negoziati», ha dichiarato il vicepresidente della Commissione Ue per il mercato unico digitale Andrus Ansip. «Ora dobbiamo accelerare il lavoro con il parlamento europeo per trovare un accordo sotto la presidenza maltese in arrivo» con l’obiettivo di avere «una tripla vittoria per i consumatori nel 2017» su geoblocking, roaming e accesso ai contenuti on line degli abbonamenti dall’estero.
Le nuove regole, che Bruxelles aveva proposto lo scorso maggio, sono al momento in discussione tra gli eurodeputati, che devono votare un primo rapporto a dicembre per poi adottare una posizione finale nell’anno nuovo. Solo a quel punto potranno iniziare i negoziati finali tra le tre istituzioni europee.
Per l’ong Beuc di protezione dei consumatori europei, però, l’approccio generale adottato oggi dagli Stati membri, non è abbastanza ed è più «limitato» rispetto a quanto originariamente proposto dalla Commissione europea, in quanto in particolare non vieta accordi anticoncorrenziali tra produttori, distributori e rivenditori.