Arrivano nuovi numeri sull’annoso dibattito in merito alle conseguenze dell’immigrazione sulla società italiana: sono arrivati alla soglia dei cinque milioni e rappresentano ormai oltre l’8% dei residenti nel nostro paese: uno su dodici. Sono concentrati soprattutto al Nord e al Centro e la città resta per molti di loro l’ambiente di vita ideale. Gli stranieri che lavorano in Italia producono 127 miliardi di ricchezza, paragonabile al fatturato del gruppo Fiat, o al Valore Aggiunto prodotto dall’industria automobilistica tedesca. Il contributo economico dell’immigrazione si traduce in quasi 11 miliardi di contributi previdenziali pagati ogni anno, in 7 miliardi di Irpef versata, in oltre 550 mila imprese straniere che producono ogni anno 96 miliardi di valore aggiunto.
Di contro, la spesa destinata agli immigrati è pari al 2% della spesa pubblica italiana (15 miliardi: molto meno, ad esempio, dei 270 miliardi per le pensioni). Per mantenere i benefici attuali anche nel lungo periodo, sarà necessario aumentare la produttività degli stranieri, non relegandoli a basse professioni.
Questi i principali risultati presentati dalla Fondazione Leone Moressa con la sesta edizione del Rapporto annuale sull’economia dell’immigrazione, pubblicato con il contributo della Cgia di Mestre e con il patrocinio di Oim e Maeci e che verrà presentato oggi alle 12 al Viminale. L’edizione 2016, ‘L’impatto fiscale dell’immigrazione’, si focalizza sul contributo della componente straniera alle casse pubbliche.
In Italia l’immigrazione è sempre più importante. Dal punto di vista demografico, nel 2015, gli italiani in età lavorativa rappresentano il 63,2%, mentre tra gli stranieri la quota raggiunge il 78,1%. Il tasso di occupazione degli stranieri è nettamente maggiore a quello degli italiani, ma nella maggior parte dei casi (66%) si tratta di lavori a bassa qualifica, che trovano solo in parte giustificazione dal basso titolo di studio della popolazione straniera. Questa situazione si traduce in differenziali di stipendio e reddito molto alti tra la popolazione straniera e quella italiana, e quindi anche in tasse più basse versate. Solo di Irpef la differenza pro-capite tra italiani e stranieri è di 2 mila euro.
Tuttavia, la migrazione continua a portare benefici al Sistema Italia. Uno dei primi benefici dell’immigrazione sono i contributi pensionistici versati dagli stranieri occupati. Nel 2014 i contributi previdenziali hanno raggiunto quota 10,9 miliardi.
Ripartendo il volume complessivo per i redditi da pensioni medi, si può calcolare che i contributi dei lavoratori stranieri equivalgono a 640 mila pensioni italiane. A questo vanno aggiunto il gettito Irpef complessivo pagato dai contribuenti stranieri (l’8,7% del totale contribuenti) pari a 6,8 miliardi.
Significativo anche lo sviluppo dell’imprenditoria straniera: nel 2015 si contano 656 mila imprenditori immigrati e 550 mila imprese a conduzione straniera (il 9,1% del totale).
Negli ultimi anni (2011-2015), mentre le imprese condotte da italiani sono diminuite (-2,6%), quelle condotte da immigrati hanno registrato un incremento significativo +21,3%. Queste aziende contribuiscono, con 96 miliardi di euro, alla creazione del 6,7% del valore aggiunto nazionale.
Osservando la spesa pubblica rivolta all’immigrazione, i settori più rilevanti sono welfare e sicurezza. L’analisi a costi standard evidenzia come il costo degli stranieri sia inferiore al 2% della spesa pubblica.