La Guardia di Finanza è un baluardo contro l’evasione fiscale, non soltanto sotto il profilo istituzionale, ma soprattutto sul piano sostanziale. Attraverso l’attività di controllo e di verifica fiscale, nel 2015 le Fiamme Gialle hanno sottratto agli evasori 61 miliardi di euro d’imponibile: un risultato straordinario mai raggiunto prima. Lo ricorda la Cgia di Mestre sottolineando che, sempre l’anno scorso, tra evasori totali, paratotali, lavoratori in nero e irregolari, sono state scoperte oltre 32.000 posizioni irregolari. Complessivamente, negli ultimi 15 anni l’attività della Guardia di Finanza contro gli evasori ha consentito di portare a “galla” quasi 506,5 miliardi di euro e di “scovare” oltre 509.000 evasori. Non bisogna dimenticare, tuttavia, che una cosa è l’imponibile accertato e un’altra cosa è la riscossione effettiva, ovvero quanto viene effettivamente incassato dal fisco dopo i vari livelli di giudizio. Secondo gli ultimi dati messi a disposizione dalla Corte dei Conti nella “Relazione sul rendiconto generale dello Stato 2015”, l’incidenza della riscossione sull’accertato di competenza è in costante aumento: nel 2015 ha raggiunto il picco massimo del 14,8% (in termini assoluti corrisponde a un “incasso” di circa 9,8 miliardi di euro).
La Cgia spiega che secondo gli ultimi dati resi noti dall’Istat sull’ “Economia non osservata nei conti nazionali”, di questi 191 miliardi di euro di valore aggiunto generato dall’economia sommersa il 52,1% è ascrivibile all’attività sotto-dichiarata dagli operatori economici (pari a 99,4 miliardi), il 37,7% al lavoro irregolare (che corrisponde a 71,9 miliardi di euro) e il restante 10,2% ad altre componenti, come i fitti in nero e le integrazioni domanda-offerta (pari a 19,5 miliardi). Per la Cgia, le unità di lavoro irregolare presenti in Italia sono circa 3 milioni e mezzo. Il 71,5% circa è costituito da persone occupate in prevalenza come dipendenti (pari a 2 milioni e mezzo circa). Incidenze molto elevate d’irregolarità occupazionale si registrano nei servizi alla persona (45%), nell’agricoltura (17,6%), nel commercio/ristorazione (15,6%) e nelle costruzioni (15,4%). “Non è un caso che l’accertato abbia assunto una dimensione così importante – sottolinea il coordinatore della Cgia, Paolo Zabeo – il merito va alla politica adottata in questi ultimi anni dall’Amministrazione finanziaria che ha intensificato in maniera encomiabile l’azione nei confronti dei grandi evasori. Infatti, nonostante il numero delle persone fisiche scoperte in questi ultimi anni sia in costante calo, è invece in deciso aumento l’imponibile recuperato”.