Uscita da poco dalla pesante recessione del decennio scorso, l’economia globale teme le crisi prossime venture. Diversi i fattori di rischio presenti nello scenario mondiale che potrebbero innescare shock imprevedibili. Uno fra tutti: l’incalzante innovazione basata su cibernetica e robotica che in una manciata di anni falcerebbe milioni di posti di lavoro, causando disoccupazione, emarginazione sociale e caduta della domanda internazionale. La minaccia è concreta, come ci segnala il World Economic Forum, e i Paesi avanzati non sembrano ancora attrezzati per affrontarla adeguatamente. Intanto, la classifica globale della competitività – stilata sempre dal WEF – vede ancora Svizzera, Usa e Singapore al top della scala mondiale, con l’Italia che sale di un gradino al 43esimo posto fra i 137 Paesi considerati, migliorando leggermente, ma ancora nelle retrovie, superata in innovazione da altri Paesi. Olanda, Germania, Svezia, Regno Unito e Finlandia risultano, infatti, fra i primi dieci. Secondo l’organizzazione elvetica che coordina ogni anno il Forum di Davos, in Italia migliorano comunque l’efficienza del mercato dei beni (60mo posto) e l’educazione superiore e la formazione (41). Si confermano i punti forti italiani delle capacità innovative (32), della sofisticaticazione delle imprese (25) e delle infrastrutture (27). Al contrario, “nonostante le recenti riforme, il mercato del lavoro (punteggio 116) e i mercati finanziari (126) rimangono punti deboli” che il WEF definisce “difficoltà croniche” per l’Italia. Su scala globale, il WEF punta il dito in particolare sul sistema finanziario, dove “nuove fonti di vulnerabilità sono evidenti”, e le banche, “meno solide rispetto a prima della crisi” a fronte della Quarta rivoluzione industriale che richiederà invece maggiori investimenti. Le economie mondiali sono inoltre impreparate “per la prossima ondata d’innovazione e automazione. La sfida della Quarta rivoluzione industriale sarà definita sempre più dalla capacità innovativa dei Paesi con un’importanza crescente per l’attitudine ad attrarre talenti”, spiega Klaus Schwab, fondatore e presidente esecutivo del WEF. Uno dei problemi individuati dall’organizzazione elvetica è la capacità di trasformare l’innovazione in aumenti di produttività, fra ingenti investimenti in tecnologia e difficoltà nel diffonderli nell’intera economia. Inoltre, la robotica e l’automazione rivoluzioneranno il mondo del lavoro. A questo proposito, il WEF avverte che “la competitività è rafforzata, non indebolita” da un’adeguata protezione sociale dei lavoratori a fronte della dilagante flessibilità. Con molti posti di lavoro a rischio, “sarà vitale” creare condizioni in grado di resistere a shock e sostenere il lavoro nei periodi di transizione”.