L’export made in Italy decolla grazie al binomio ‘cibo e vino’. Secondo le elaborazioni di Nomisma Wine Monitor, tra il 2007 e il 2017 l’export delle due categorie ha fatto registrare andamenti pressoché paralleli, con valori delle vendite che sono aumentati nel decennio. È proprio dove c’è cibo italiano che trova più spazio il mercato del vino tricolore.
Stati Uniti, Germania, Regno Unito e Francia, assorbono complessivamente il 56% delle esportazioni di vino, e sono anche le 4 principali destinazioni dell’agroalimentare, con quasi la metà della quota export (45%, per un valore complessivo di 18 miliardi di euro) e circa il 30% dei ristoranti italiani fuori dai confini.
Caso paradigmatico gli Usa, dove i nostri prodotti hanno trovato la collocazione ideale proprio a tavola, in un matrimonio ‘cibo e vino’ capace di parlare italiano ai consumatori americani. A dimostrare tutto ciò sono i numeri, che proclamano gli Stati Uniti primo mercato per il vino e per la ristorazione italiana all’estero e secondo per l’agroalimentare, nonostante ci sia una potenzialità non ancora espressa.
“La forza comunicativa della nostra cucina viene spesso data per scontata – ha detto Alberto Mazzoni, direttore del maxiconsorzio marchigiano – ma anche la survey presentata ieri al convegno inaugurale di Vinitaly ci ha ricordato che quasi un terzo dei consumatori americani ci chiede di puntare ancora di più sull’abbinamento vino e cibo. E si tratta del mercato più maturo”. “Ma anche se chiediamo in tre piazze diverse come Regno Unito, Cina ed Emirati Arabi quale sia il settore più rappresentativo del made in Italy – ha aggiunto Mazzoni – la risposta è sempre la stessa: per il 40% cibo e vino riescono a comunicare la nostra cultura meglio della moda, dell’automotive e dell’arredamento-design. Su queste basi abbiamo fondato la nostra scommessa con Food Brand Marche, un marchio unico per promuovere il territorio attraverso le eccellenze dell’agroalimentare, a partire dal Verdicchio, che quest’anno festeggia anche il 50° dal riconoscimento della Doc”.
In particolare, per quanto riguarda le Marche, nel decennio 2007-2017 il vino regionale è cresciuto all’estero del 41%, a fronte di un aumento del 56% dell’agroalimentare.
Ma il binomio food&wine è sempre più una variabile decisiva anche per il turismo. Più della metà dei turisti italiani (52%) riconosce nell’offerta enogastronomica marchigiana uno dei maggiori punti di forza della regione. “Tra i vini – ha spiegato ancora il direttore del maxiconsorzio marchigiano – è sicuramente il Verdicchio dei Castelli di Jesi il prodotto trainante, conosciuto dal 64% dei visitatori”. Il Verdicchio è anche uno dei prodotti più amati e versatili nel matrimonio con la cucina. Un’indagine Imt infatti ne conferma la presenza nel 67% dei ristoranti (l’83% nell’alta ristorazione) con in media 3 o 4 etichette, scelto in più della metà dei casi anche per la versatilità nell’abbinamento delle pietanze.