TORINO – La necessità di tenere unito il Paese pur nel rispetto delle autonomie che sono la ricchezza dell’Italia e che vanno preservate in un quadro armonico in grado di colmare il gap delle esperienze territoriali. Questo il tema su cui si sono confrontati sindaci di grandi e medie città, in apertura della seconda giornata della 41esima Assemblea.
Il sindaco di Jesi Lorenzo Fiordelmondo si è soffermato sul progetto Sai di accoglienza ai migranti gestito dal suo Comune. “E’ un progetto con il quale abbiamo aggregato 35 comuni sul territorio, la più grande aggregazione della rete Sai, garantito accoglienza a 757 migranti anche minori non accompagnati, coinvolgendo 153 strutture ed offrendo lavoro 414 operatoci per un valore complessivo di 12milioni di euro. Tutto questo -ha evidenziato -dimostra che i Comuni di fronte alle questioni concrete possono realizzare soluzioni valide anche a livello nazionale, trasformando quello che viene considerato un costo, l’accoglienza dei migranti, in un’opportunità economica per i nostri territori, soprattutto per i piccoli e medi Comuni”.
“Il ruolo centrale del sindaco è quello di mantenere unito il territorio, il suo primo dovere quello di garantire la coesione attraverso la rappresentanza di tutti i cittadini”, ha sottolineato il sindaco di Imperia Claudio Scajola. “Quello che manca in questo momento è la capacità di recuperare una visione diversa della politica che non può rappresentare solo gli interessi di una parte politica”, ha aggiunto Scajola. Che ha ricordato come “esiste un grosso pericolo se si rimane ancorati al sondaggio del presente senza avere una strategia per il futuro che riguarda tutti i cittadini e questo spiega anche i livelli elevati di astensionismo”, ha concluso.
Katia Tarasconi sindaca d Piacenza ha dapprima illustrato un progetto di integrazione che ha permesso a molti giovani migranti di migliorare la loro conoscenza della lingua per inserirsi nel tessuto scolastico cittadino. Ha ricordato come “i sindaci hanno l’onore di rappresentare le proprie comunità ma devono anche avere la consapevolezza di non essere stati votati dalla maggioranza della cittadinanza alla quale devono dare risposte. Se vogliamo arrivare ad una reale coesione territoriale, i sindaci devono fare rete tra di loro e darsi una mano reciproca per arrivare ad obiettivi comuni”, ha rimarcato la sindaca piacentina.
Da parte sua Alberto Felice De Toni sindaco di Udine, ha illustrato la strategia del suo Comune per creare coesione territoriale. “Stiamo portando avanti un sistema di alleanze, lavorando insieme si possano trovare soluzioni valide. Lo stiamo facendo innanzitutto tra il Comune capoluogo ed i piccoli Comuni limitrofi che sono stati coinvolti nelle decisioni; ancora con la prefettura nella gestione dei flussi migratori; con il terzo settore e la Caritas per la gestione dei dormitori che ospitano i migranti; importante è poi la rete con gli operatori economici per cercare di avvicinare i migranti alle aziende dove lavorano”. Infine, “importante è la collaborazione con i quartieri e le parrocchie e soprattutto con le associazioni sportive, lo Sport, come dimostra l’esperienza dell’Udinese Calcio, rappresenta un fortissimo strumento di integrazione”, ha concluso.
“La nostra realtà sociale è molto complessa, al punto che molti cittadini considerano il centro della città una cosa diversa dal loro quartiere”, ha spiegato Roberto Lagalla sindaco di Palermo. “Per colmare il gap territoriale, ma anche sociale e culturale, abbiamo puntato su alcuni punti essenziali come la scuola, con progetti mirati contro la dispersione scolastica oppure per affrontare il problema dei moltissimi giovani Neet”, ha affermato Lagalla. Anche per il sindaco di Palermo i sindaci hanno una grossa responsabilità per la coesione: “Dobbiamo farci testimoni delle nostre comunità e della nostra gente dando sempre il buon esempio in termini di efficienza, efficacia, prossimità e sollecitudine verso le loro esigenze. Questo patto di coesione è fondamentale per la tenuta democratica del Paese”.
Infine, l’intervento di Don Luigi Ciotti: “Non dobbiamo dimenticarci la sacralità delle istituzioni. Le istituzioni sono sacre e gli amministratori, i sindaci, e lo dico in modo trasversale, con il loro impegno sono la testimonianza nella stragrande maggioranza di una coerenza per l’impegno per il bene comune”, ha detto il presidente di Libera. Poi ha ammonito: “Dobbiamo dirci che la disumanità non può diventare legge. Come ci comportiamo con i migranti non è degno, mentre ci sono sindaci che fanno di tutto per accogliere. Nell’Italia culla della civiltà’ non è possibile che non si riesca a dare cittadinanza a quei bambini nati qui”.
Fonte: Anci