Fiere, sessioni di aggiornamento e riunioni sono le voci che subiscono la maggiore spending review.
Ma anche le nuove tecnologie hanno un ruolo, il mondo cambia per le ragioni più disparate.
Sta di fatto che i viaggi per motivi di lavoro sono ormai ridotti all’osso, solo nell’ultimo anno sono diminuiti del 15% sopratturro su alcune voci come convegni e corsi.
A dare conto dei mutamenti sono statistiche vere e proprie, prodotte dall’Istat e appena aggiornate: le trasferte per lavoro sono passate da 8,1 milioni del 2014 a 6,9 milioni del 2015. Diminuiscono anche le persone che si mettono in viaggio perché l’azienda o gli affari lo richiedono (a 840 mila negli ultimi tre mesi dell’anno, sempre -15%).
Nel dettaglio, si è assottigliata notevolmente la fetta delle persone che partivano per partecipare a seminari e conferenze (da 1,8 milioni a meno di un milione, -43,9%). Stessa sorte per le riunioni d’affari (-52,5%), le sessioni di aggiornamento (-61,5%) e anche per le fiere (-62,5%). Discese meno marcate, ma comunque presenti, per viaggi di rappresentanza (-16,8%) e di docenza (-12,1%). In forte crescita invece appaiono i meeting d’azienda (+76,3%) e ancora più forte sarebbe l’aumento per viaggi dedicati a ispezioni (in quest’ultimo caso occorre tuttavia prudenza nei calcoli sulle variazioni, trattandosi di numeri assoluti bassi).
Insomma l’azienda si addossa i costi delle missioni solo se ce ne è davvero bisogno, altrimenti ne fa a meno, soprattutto se la conferenza può avvenire con un collegamento video in tempo reale in grado di mettere in connessione persone dai più diversi angoli del mondo. E così per la formazione, ormai proliferano piattaforme online che permettono anche da casa, magari via tablet, di assolvere agli obblighi, a meno che non si tratti di grandi eventi.