Travet alla riscossa. Meno capi e più dipendenti semplici: se le amministrazioni statali non possono decidere in autonomia di aumentare il numero dei dirigenti possono tuttavia tagliarlo per far posto a dipendenti ‘semplici’. Insomma, magari si perde un vertice ma, con lo stesso budget, si acquistano due o più travet non graduati. A stabilirlo sono le linee guida sui fabbisogni di personale, messe a punto dalla ministra P.A Marianna Madia. Si tratta di uno schema di decreto, già presentato a Regioni e Comuni, per orientare gli enti nella stesura dei piani per le assunzioni.
Lo schema di decreto traccia un canovaccio completo per tutti gli enti, che entro 60 giorni dalla pubblicazione del testo dovranno chiudere le liste sul personale di cui necessitano, pena l’azzeramento delle facoltà di assunzione. I piani potranno anche indicare «eventuali progressioni» di carriera, ovvero promozioni, secondo quanto già previsto dalla riforma Madia, che dà possibilità, da quest’anno e fino al 2020, di riservare agli interni il 20% dei posti in ballo. Soprattutto si dà una spinta allo svecchiamento delle professioni pubbliche. Entreranno così data scientist (esperti di algoritmi), gestori della sicurezza informatica (Ict security manager), grafici del web, ma anche specialisti in appalti e aiuti di stato.
“Con riferimento alla dotazione organica dirigenziale” che non consente alle amministrazioni centrali di creare nuove posizioni di vertice, a meno di interventi di legge, la “flessibilità” riconosciuta ai piani per i fabbisogni di personale “potrebbe consentire – si legge nel testo – di destinare il valore finanziario dei posti di prima e seconda fascia, per aumentare la dotazione organica del personale non dirigenziale e non viceversa”.
In questo modo si dà quindi via libera alla “conversione” delle poltrone più pesanti, quelle dei capi, in spesa per dipendenti senza gradi. E la cosa rappresenta una novità: “Tale possibilità, pur non essendo espressamente prevista dalla norma, può essere dedotta – si spiega nella bozza di decreto – considerando che la riduzione di strutture dirigenziali può essere uno strumento per favorire un più razionale assetto organizzativo, contrariamente all’incremento delle posizioni dirigenziali che necessariamente deve recare, per le amministrazioni interessate, una copertura finanziaria all’interno della legge”.
Ecco che, secondo il ministero della Pa, l’ordinamento italiano permette “di decrementare” il numero di chi ha un ruolo di comando, “nel qual caso definitivamente”, per “destinare il valore finanziario dei posti dirigenziali a vantaggio della dotazione organica del personale non dirigenziale”.