Si moltiplicano studi, indagini e riflessioni sul ruolo che le smart city stanno svolgendo nella trasformazione globale, in particolare sulle sfide che attendono gli amministratori locali. Tema che è stato recentemente affrontato e discusso in un convegno tenutosi alla Camera dei deputati, organizzato da Cisco e dal Digital Transformation Institute (Dti).
L’evento è stato l’occasione per presentare la ricerca realizzata dal colosso Usa e dall’istituto di ricerca specializzato in economia digitale, che ha adottato un approccio analitico innovativo al tema: la necessità di abbandonare la logica delle best practice per partire invece dagli errori commessi. Il report disegna l’importanza di un modello di smart city “interscalare” dominata dal continuo dialogo fra pubblico e privato, sviluppata in modo flessibile con un adeguato budget per le iniziative d’innovazione tecnologica, territoriale e sociale. E che renda il cittadino un soggetto attivo e consapevole dei benefici. Su questi aspetti si sono confrontati autorevoli esperti dl settore:
Antonio Palmieri, onorevole di Forza Italia particolarmente sensibile ai temi dell’innovazione digitale, Stefano Epifani, presidente del Digital Transformation Institute, Fabio Florio, Business Development Manager Smart City e Country Digitization Leader di Cisco Italia e responsabile del piano Digitaliani, Maurizio Carta, co-fondatore del Dti e professore ordinario di Urbanistica, e Alberto Marinelli, anche lui co-fondatore del Dti e docente ordinario di sociologia dei media. Non ultimo, Antonio Palmieri, onorevole di Forza Italia particolarmente sensibile ai temi dell’innovazione digitale che ha esordito con queste parole: “È necessario riorientare le politiche e la sensibilità delle persone, poiché la trasformazione culturale, ancor prima che tecnologica, poggia sulla consapevolezza di tutti gli attori in gioco della necessità di costruire modelli innovativi che facciano leva sull’unione multidisciplinare”.
“La digital transformation – ha sottolineato il presidente del Dti Epifani – cambia declinazione in ogni settore e coinvolge persone, società e business con tempi e intensità differenti. Per questo motivo bisogna utilizzare un approccio multidisciplinare, partendo dall’attitudine a fare tutti un passo indietro per farne insieme due in avanti”. L’istituto di ricerca, ha spiegato Epifani, “nasce con l’obiettivo di creare una piattaforma di discussione e questa seconda nostra ricerca parte da una domanda semplice: dove sono le smart city? Osserviamo uno sviluppo al quale manca tuttavia una progettualità di insieme. Le best practice sono importanti perché insegnano cosa fare, ma siamo sicuri che bisogna partire dagli esempi migliori per capire che strada intraprendere, o piuttosto è preferibile focalizzare gli errori da evitare, in grado di compromettere l’esito dell’intero processo di ‘trasformazione intelligente’ della città?”.