Quasi la metà delle città capoluogo di provincia, circa il 40%, si trova in una situazione di ritardo nell’implementazione dei fattori che identificano la città intelligente. Un dato emerso durante il Capri Digital Summit 2017 grazie allo Smart City Index di EY, che ha effettuato la radiografia dello stato dell’arte in Italia del processo di trasformazione della dimensione urbana. L’indagine ha chiarito anche che il 30% del campione è caratterizzato da una situazione di relativo sviluppo equilibrato, mentre il 30% si muove invece lungo un percorso squilibrato, essendo più avanti sulle infrastrutture (il 12%) o sui servizi (il 18%). Netto il commento: “le città tendono a “portarsi avanti” aumentando l’erogazione di servizi, ma lo fanno prevalentemente per “silos” verticali, senza quell’integrazione infrastrutturale e della sensoristica, che rende i servizi veramente smart e a valore aggiunto”. Ne consegue che, secondo i ricercatori,“bisogna puntare alla creazione di ecosistemi digitali integrati a livello urbano, citizen-centred e user-oriented, che traggano linfa da una stessa Data Platform urbana, ma che allo stesso tempo siano interoperabili tra le città e sfruttino una curva di esperienza comune delle città”.
Decisivo a questo punto il ruolo giocato dagli enti centrali nel valorizzare le esperienze locali in un framework complessivo di trasformazione digitale nazionale, garantendo l’interoperabilità complessiva del sistema Paese. Pur riconoscendo che gli investimenti in tecnologia sono considerevoli, il rapporto chiarisce tuttavia che essi vengono principalmente condotti dalle utilities in una logica business-oriented. Ecco perché raccomanda al governo delle città di mettere a fattor comune tutti questi interventi e di riorientarli anche verso una visione comune, nell’ottica delle IoT-platforms cittadine. In altre parole, occorre migliorare il dialogo tra le amministrazioni e i soggetti che realizzano l’innovazione nei layers di base della smart city, e cioè le utilities e i fornitori di tecnologie, cercando di capire come possano essere canalizzati verso questi obiettivi i fondi disponibili a livello centrale.
Nel frattempo – avvertono i ricercatori – a livello territoriale emergono differenze significative, dovute a scelte diverse di governance e priorità di investimento. Le città del Centro-Nord appaiono mediamente più avanzate rispetto alle città del Sud, e anche maggiormente equilibrate nello sviluppo. Le città del Nord-Ovest sono più avanzate nelle infrastrutture rispetto a quelle del Nord-Est, grazie a una maggiore presenza delle multiutility e del loro maggiore dinamismo nei progetti smart. Nel Sud, le città campane e pugliesi si distinguono per un buon sviluppo infrastrutturale (soprattutto banda ultralarga, energie rinnovabili ed efficienza energetica), ma restano ancora arretrate sui servizi, che hanno un grado di disponibilità per i cittadini di gran lunga inferiore rispetto alle città del Centro-Nord.
Di particolare interesse il nuovo criterio di valutazione che EY ha introdotto nell’ultima edizione dello Smart City Index: l’ascolto dei cittadini attraverso la sentiment analisys dei social network. Una prima ricognizione condotta sulle 14 città metropolitane, e focalizzata sull’accesso ai servizi attraverso il Wi-Fi pubblico cittadino, evidenzia come non ci sia correlazione tra disponibilità dei servizi e soddisfazione dei cittadini. Ci sono Comuni, in effetti, dove sono disponibili tanti servizi, ma la soddisfazione dei cittadini e dei turisti per l’accesso a questi servizi attraverso il Wi-Fi pubblico cittadino è molto bassa, non solo per un problema di scarsità di banda o per pochi hot-spot, ma anche per farraginosità della procedura di registrazione o per la scarsa usabilità della navigazione all’interno delle applicazioni.
Ma nella realtà dei territori sono presenti tutte le combinazioni: città con pochi servizi ma con utenti soddisfatti, città che mettono in rete tante applicazioni e che registrano un buon gradimento, così come città povere di servizi, con cittadini che proprio di questo si lamentano. Significa che la stragrande maggioranza delle città non ascolta i cittadini e quindi non orienta le priorità e le scelte verso quello che serve o piace effettivamente ai cittadini stessi. E’ la severa considerazione finale degli autori dell’Index