Il tema della sicurezza è una delle questioni più significative ed importanti nella vita di una città. Lo sa bene il ministro dell’Interno, Marco Minniti, che di questo ha parlato davanti alla Commissione parlamentare d’inchiesta sulle condizioni di degrado delle città italiane e delle loro periferie, nel corso dell’audizione che si è svolta a Palazzo San Macuto.
“L’idea della sicurezza che mi appartiene – ha spiegato il ministro Minniti – non è soltanto ordine pubblico. Quindi garantire la sicurezza del territorio significa utilizzare, e praticare, più politiche. Per garantire la sicurezza di una piazza è importante che sia presidiata dalle forze di polizia, ma è altrettanto importante che quella piazza sia illuminata, che sia dentro ad un sistema di sviluppo urbanistico equilibrato, e che quella piazza sia al centro anche di un progetto di integrazione sociale. Tutte queste cose non le può fare, da solo, il Ministero dell’Interno”.
Non si lavora per la percezione della sicurezza, ma per sentirsi in sicurezza. Un lavoro che può essere fatto sia fornendo sostegno legale, ad esempio con il decreto “periferie sicure”, sia attraverso una cooperazione istituzionale rafforzata, nazionale e locale, con il coinvolgimento cioè di Regioni e Comuni che devono garantire politiche di inclusione sociale e sviluppo urbano.
Minniti ha poi aggiunto: “Abbiamo sviluppato e svilupperemo gli strumenti che il decreto sicurezza ci consente, come l’uso delle nuove tecnologie”. La diffusione dei sistemi di videosorveglianza, infatti, comincia ad avere un certo successo, come dimostrano alcune operazioni sperimentali eseguite a Napoli. “Intendiamo estenderle in maniera molto significativa – ha sottolineato il titolare dell’Interno – naturalmente sempre d’intesa con i Sindaci. Questa è una nostra priorità”.
L’operazione “Periferie sicure” che ha coinvolto 12.000 agenti, partita a maggio e suddivisa in diverse fasi, ha già permesso di controllare 55.000 persone e 10.000 veicoli, di arrestare 327 persone, di denunciarne 849 e di sottoporne 123 a misure di prevenzione, oltre a consentire il sequestro di 57 auto. L’operazione “Città sicure” ha visto invece l’impiego di 3.600 agenti, con 1.300 posti di controllo, 13.000 persone identificate e 50 arrestate.
Stiamo lavorando a tappe forzate all’attuazione del decreto sulla sicurezza urbana, ha spiegato ancora Minniti, e alla chiusura delle linee guida. Quelle per la promozione della sicurezza integrata e per l’attuazione dei patti per la sicurezza urbana sono già pronte, ma devono passare all’esame rispettivamente della Conferenza unificata e della Conferenza Stato città.
Il ministro ha fatto riferimento, in particolare, a tre realtà sul territorio molto difficili: Manfredonia, San Ferdinando e Castel Volturno. Per questi luoghi, divenuti centri di illegalità, stanno lavorando tre commissari. L’impegno è quello di arrivare a una riconversione del territorio con processi coordinati di contrasto al caporalato e all’illegalità, con nuove tendopoli che superino il degrado fornendo una sistemazione più dignitosa anche ai lavoratori.
“La cooperazione tra le forze di Polizia nazionali e quelle locali è un elemento cruciale per il controllo del territorio – ha detto Minniti. Abbiamo molto sensibilizzato i prefetti, perché nel rapporto con i sindaci e nel rapporto con i comitati provinciali e metropolitani per la sicurezza pubblica, si ragionasse insieme per avere misure di controllo del territorio che fossero compatibili con la vivibilità delle città”.
Se pensiamo poi alle minacce terroristiche, è importante il rafforzamento del controllo del territorio. Prendiamo, ad esempio, il caso di Anis Amri, che è stato “neutralizzato a Sesto San Giovanni da una normale pattuglia di polizia di Stato, impegnata in un’operazione di controllo del territorio”.
“Siamo in una fase quasi conclusiva dell’estate, abbiamo affrontato flussi turistici particolarmente importanti e tuttavia lo abbiamo fatto con misure sulla sicurezza rilevanti”. “Al 12 settembre – ha riferito Minniti – sono stati emanati più di 700 ordini di allontanamento, come previsti dalla legge, cui sono poi conseguiti 80 daspo urbani. La maggior parte dei quali hanno riguardato due grandi città, Napoli e Palermo”.
Per garantire la sicurezza nel Paese, occorre anche capacità di integrazione. “Anche se i numeri non sono ancora sufficienti”, il ministro Minniti crede nella strategia dell’accoglienza diffusa, con la realizzazione di progetti Sprar nei comuni. La distribuzione diffusa degli stranieri, infatti, a piccoli numeri, consente “processi più solidi di integrazione e garantisce sia i diritti di chi accoglie sia i diritti di chi viene accolto”. Ma lo Sprar si fonda sulla volontarietà. “Non esiste – ha concluso il ministro dell’Interno – una misura legislativa o uno strumento impositivo per obbligare i comuni ad accogliere. Per questo, sono stati pensati strumenti premiali come lo sblocco del turnover e delle assunzioni per la Polizia locale”.