A breve verrà lanciato il primo codice di condotta del cloud per garantire una migliore protezione dei dati all’interno dell’Unione Europea. La conservazione, quindi, avverrà entro i confini europei, evitando server di altri continenti, in cui non è assicurato il medesimo livello di privacy. È il CISPE a lanciare questa nuova iniziativa, conformandosi così in anticipo alle nuove regole stabilite dall’UE.
Maggiori controlli, dunque, dei dati personali salvati sul cloud, in qualsiasi Paese si trovino nella Ue, e nessun utilizzo di questi per tracciare profili per attività di marketing e pubblicità. È il primo Codice di Condotta, redatto dai service provider riuniti nella nuova coalizione Cispe, la Cloud Infrastructure Services Providers in Europe. Nel documento si vieta ai gestori delle infrastrutture del Vecchio Continente il data mining, cioè l’estrazione dai dati di informazioni precise per ricerche di mercato e la vendita dei risultati a terzi.
“Il nostro obiettivo è quello di creare il primo Codice di Condotta del cloud a livello europeo per garantire ai cittadini il controllo dei propri dati personali e semplificare il contesto normativo per il commercio internazionale unificando la regolamentazione all’interno dell’Ue”, dice Stefano Cecconi, amministratore delegato di Aruba.
Non è un caso, spiega Cecconi, che il documento arrivi adesso: “Si tratta del momento – spiega Cecconi – in cui forse tutta l’Europa si è ormai accorta di come il cloud sia sempre più sinonimo di internet e di come, trattandosi di una tecnologia così importante, serva una tutela formale per chi usufruisce di questi servizi al di fuori del proprio Stato. Per questo abbiamo accolto con favore la creazione di un regolamento europeo in grado di armonizzare i principi da rispettare, con l’obiettivo di garantire la massima tutela dei dati nel cloud. Partecipando alla fondazione di Cispe e alla stesura del Codice di Condotta, vogliamo dare il nostro contributo per il raggiungimento di questi importanti traguardi, soprattutto attraverso la definizione delle regole tecniche”, continua l’amministratore delegato di Aruba.
Non ci saranno grandi cambiamenti per i clienti del provider italiano, precisa comunque Cecconi, perché nonostante il Codice “viene già applicata la normativa italiana in materia. Ciononostante – aggiunge – potranno godere di un beneficio importante in quanto d’ora in avanti ci saranno le stesse regole in tutta Europa”.
Il vantaggio è che, continua l’ad, “sarà possibile offrire ai consumatori una scelta, quella del Paese in cui devono essere processati i dati. Ad una condizione, cioè che i dati siano all’interno dell’Ue, con l’obbligo per il fornitore dei servizi cloud di non spostarli al di fuori neanche per ragioni tecniche. Si dice addio, quindi, a quell’atteggiamento poco trasparente per cui non si sa esattamente dove siano conservati i dati dei clienti. Da oggi è tutto limpido anche al di fuori dell’Italia”, conclude Cecconi.