Alla vigilia del G7 di Taormina (venerdi 26 maggio), a Parigi, dal recente vertice tra Paolo Gentiloni e il neo-eletto presidente francese, Emanuel Macron, sono emersi (tra l’altro) la richiesta francese di una vera “unione Unione fiscale-monetaria” e della “creazione di un budget comune per la zona euro”, e l’auspicio di “una vera riforma del diritto d’asilo e delle regole comuni per meglio proteggere gli Stati che sono più esposti a questa pressione migratoria”, dichiarazione, questa, che piace a chi chiede una condivisione degli oneri a livello europeo! Per il premier Paolo Gentiloni, la vittoria di Macron rappresenta un capitale di fiducia “che ora va investito in direzione comune” in termini di “difesa e sicurezza”, verso “l’Unione bancaria e fiscale” e per “un’Ue più forte e più vicina ai cittadini”.
Intanto – con l’adozione (il 22 maggio 2017) del Pacchetto di primavera che contiene l’analisi dei conti pubblici e le “Raccomandazioni per Paesi” – il ciclo di coordinamento delle politiche economiche europee (conosciuto sotto il nome di Semestre europeo) si avvia oramai verso la sua conclusione. Le Raccomandazioni delineano gli Orientamenti Ue in materia di politica economica per i singoli Stati membri per i prossimi 12-18 mesi.
“Quest’anno – ha dichiarato Marianne Thyssen, Commissaria responsabile per l’Occupazione, gli affari sociali, le competenze e la mobilità dei lavoratori – la lotta contro la disuguaglianza è uno dei capisaldi della nostra valutazione. Abbiamo voltato pagina rispetto alla crisi: il prossimo capitolo è quello sociale. In un contesto di ripresa economica il nostro compito è ridare opportunità a coloro che sono rimasti indietro e rispondere alla domanda di nuove competenze investendo nell’istruzione e nella formazione di elevata qualità. All’aumento della produttività dovrebbe corrispondere un aumento dei salari. Solo così il nostro comune impegno a migliorare il livello di vita di tutti diventerà realtà”.
“Le tendenze economiche sono nel complesso positive – ha dichiarato il Vicepresidente Valdis Dombrovskis, responsabile per l’Euro e il dialogo sociale – dovremmo quindi approfittare di questa opportunità per rendere le economie europee più competitive, resilienti e innovative. Dovrebbe essere data la priorità a quelle riforme che possono rendere la crescita più inclusiva e rilanciare la produttività. Riforme strutturali, investimenti e un’attenzione costante a politiche di bilancio responsabili sono indispensabili per rafforzare e sostenere la ripresa economica dell’UE”. “L’UE – ha dichiarato Pierre Moscovici, Commissario per gli Affari economici e finanziari, la fiscalità e le dogane – sta crescendo, e questa tendenza proseguirà anche nel 2018, per il sesto anno consecutivo. Tuttavia la ripresa rimane fragile e disomogenea. È necessario utilizzare tutti gli strumenti disponibili per sostenere la crescita, comprese riforme economiche intelligenti e un’applicazione altrettanto intelligente della politica di bilancio. Oggi la Commissione europea raccomanda agli Stati membri un adeguato equilibrio tra la sostenibilità delle finanze pubbliche e un orientamento della politica di bilancio che contribuisca a rafforzare la ripresa e non a indebolirla”.
I tassi di crescita dell’UE e della zona euro sono stati prossimi al 2% nel 2016, le finanze pubbliche stanno migliorando e l’occupazione ha raggiunto il livello di quasi 233 milioni di persone. La disoccupazione è scesa al livello più basso dal 2009. E, in alcuni Stati membri, gli investimenti superano i livelli pre-crisi, anche grazie al Piano di investimenti per l’Europa (il cosiddetto piano Juncker). Tuttavia, la crescita lenta della produttività e le conseguenze della crisi, comprese le disparità esistenti sia tra i vari paesi che al loro interno, continuano a pesare sull’economia, così come l’incertezza derivante in gran parte da fattori esterni. Così -partendo da questi presupposti – la Commissione europea giunge alla conclusione che, per rafforzare le tendenze positive e la convergenza all’interno sia dei singoli paesi che dell’UE, è essenziale – anche se le priorità variano da un paese all’altro dell’UE – conseguire una crescita più inclusiva, solida e sostenibile, puntando anche sull’incremento della competitività e sull’innovazione. Questo approccio comprende anche una maggiore attenzione alle priorità e alle sfide per gli Stati membri in campo sociale (v. proposta di un Pilastro europeo dei diritti sociali).
COSA VIENE RACCOMANDATO ALL’ITALIA ? – La buona notizia è che l’Ue non aprirà nessuna procedura di infrazione a carico dell’Italia, né sul bilancio del 2017, né per squilibri macroeconomici eccessivi. Questo, perché la manovra correttiva che Roma ha presentato a fine aprile (per un valore pari allo 0,2% del Pil) per ora è ritenuta sufficiente. Ci sarà una nuova valutazione in autunno. Intanto per oggi ci sono buone notizie. “L’Italia – ha sottolineato Pierre Moscovici – non deve lamentarsi della Commissione Ue perché ha saputo dar prova a suo riguardo di una flessibilità intelligente e comprensiva e questo atteggiamento di flessibilità continuerà a segnare il dialogo costruttivo con le autorità italiane e che io personalmente ho con il ministro Pier Carlo Padoan”. Però – avverte – “pacta sunt servanda”, quindi , “le regole sono regole” , anche per l’Italia, e vanno rispettate.
Ciò detto, quali sono le raccomandazioni Ue al nostro paese? Bruxelles chiede un forte sforzo di bilancio e suggerisce misure concrete, dalla riforma del catasto ai pagamenti elettronici, alla lotta alla corruzione ecc… ha commentato Piercarlo Padoan. Incalza l’Italia affinché reintroduca l’Imu (la tassa sulla prima casa) – abolita nel 2015 – per i proprietari ad alto reddito e affinché “riformi il catasto” – Chiede, quindi, di “spostare il carico fiscale dai fattori produttivi a tasse meno dannose per la crescita”. La Raccomandazione della Commissione sull’ Imu per i redditi alti – ha commentato Piercarlo Padoan – “è una delle tante proposte. Ma le riforme fiscali vanno viste nel loro insieme e io direi che cambiare idea su una tassa che è stata appena cambiata da pochi mesi non è una buona idea. Bisogna implementare le riforme fatte e bisogna farne altre. Siamo assolutamente d’accordo: la crescita ancora non ci soddisfa ma migliora. Poi, soprattutto, bisogna tenere la politica di bilancio in una strada stretta tra consolidamento e sostegno alla crescita”.
· Bruxelles fa anche un richiamo sulla giustizia e sulla riforma del Pubblico Impiego – “Ridurre la lunghezza dei processi della giustizia civile tramite un’efficace gestione dei casi e regole che assicurino la disciplina della procedura”: raccomanda la Commissione all’Italia. Restando nel campo della giustizia, l’esecutivo chiede anche di “aumentare la lotta contro la corruzione, in particolare rivedendo lo statuto delle limitazioni”. Inoltre Bruxelles chiede il “completamento della riforma del pubblico impiego” e di “migliorare l’efficienza delle aziende pubbliche”.
· Bruxelles chiede anche di prendere misure per i “NpL-Non performing loans (prestiti non performanti)” e sull’insolvenza – “C’è la necessità di agire” sui Npl” e “quadri di insolvenza efficaci, inclusi in particolare ristrutturazioni extragiudiziali, sono cruciali”. All’Italia e altri Paesi (quali Irlanda, Cipro, Portogallo, Slovenia e Bulgaria) la Commissione raccomanda quindi “di prendere misure” a. Le misure consigliate sono “aumento della trasparenza”, “vendita a istituzioni non bancarie specializzate”, e un “uso più proattivo dei poteri di supervisione” oltre a “rendere più facile la vendita di questi asset”.
· Bruxelles chiede anche di rafforzare la contrattazione collettiva – “Rafforzare la contrattazione collettiva perché tenga conto delle situazioni locali, razionalizzare la spesa sociale migliorandone la sua composizione, assicurare politiche attive efficaci del mercato del lavoro e facilitare l’occupazione per il secondo percettore di reddito”: è quanto raccomanda la Commissione Ue all’Italia nella sezione dedicata al lavoro. L’Italia deve “con il coinvolgimento delle parti sociali, rafforzare il quadro della contrattazione collettiva per consentire agli accordi collettivi di tenere meglio in considerazione le condizioni locali”, scrive Bruxelles. La Ue evidenzia anche che l’Italia ha “uno dei più bassi tassi di occupazione femminile”, anche perché alcune caratteristiche del sistema di benefit fiscali “scoraggiano i secondi percettori di reddito” e “l’accesso a servizi di cura di anziani e bambini resta limitato, con molte differenze regionali”.
IL commento dei sindacati europei – “Ci si compiace – ha sottolineato la Confederazione europea dei sindacati (CES) – che la Commissione europea chiede più investimenti pubblici e un aumento dei salari in alcuni paesi, fra cui la Germania. Tuttavia è deplorevole che la Commissione faccia ancora pressione in vista di un rafforzamento delle misure di austerità e di nuovi tagli al bilancio in altri paesi. Inoltre, il fatto di limitare gli aumenti salariali e l’aumento degli investimenti pubblici ai paesi che registrano un’eccedenza di bilancio è una vera e propria occasione mancata. Affinché i lavoratori europei possano finalmente risentire degli effetti della ripresa, serve un rafforzamento degli investimenti pubblici e una aumento di salari in tutta l’UE. In particolare, la creazione di un Tesoro europeo potrebbe stimolare questi investimenti. E’ positivo che la Commissione europea chiami alla lotta contro il lavoro precario in certi paesi quali Spagna e Portogallo e invita la Romania e la Bulgaria a adottare un meccanismo trasparente per la fissazione dei salari minimi, in concertazione con i datori di lavoro e i sindacati. E’ invece inquietante il fatto che i salari minimi siano trattati in modo negativo per il Portogallo, la Francia e l’Estonia. L’accento dalla Commissione posto sull’adeguamento delle pensioni e delle spese per la salute, sulle disuguaglianze e i sistemi d’imposta progressivi, sulle competenze e l’accesso all’istruzione, constituisce un passo in avanti. Ma siamo ancora lontani da una politica economica europea che promuova una reale crescita inclusiva e attacchi realmente le disuguaglianze”.
Alla vigilia della pubblicazione del Pacchetto di primavera, la CES si rallegrava dell’accento posto sulla lotta contro le disuguaglianze (per cui auspica misure concrete) e – per stimolare la crescita – rivendicava, in particolare quanto segue.
· Un aumento dei salari ovunque in Europa; e preservare (e aumentare) il numero di lavoratori coperti dalle Convenzioni collettive negoziate tra datori di lavoro e lavoratori ( raccomadazioni in merito sono particolarmente necessarie in Italia, Spagna,Romania. Belgio, Ungheria, Croazia, Lituania, Estonia e Cipro:
· Un incremento delle spese pubbliche di almeno lo 0,5%, invi incluso in Germania, Italia, Spagna Portogallo, Repubblica ceca, Slovacchia e Lettonia; e anche misure per un incremento degli investimenti privati (in particolare in Italia, Grecia, Portogallo, Irlanda, Slovenia e Lettonia)
· Sconsigliare, in tutta Europa, contratti di lavoro precario per stimolare la produttività, e per lottare contro le disuguaglianze. Il che implica una diminuzione del numero di contratti temporanei (in Germania, Spagna e Paesi Bassi ); una diminuzione del lavoro a tempo parziale combinato a salari bassi (in Germania, e in Francia) o del lavoro di poche ore e intemittente (nel RU e in Italia) La questione del lavoro precario deve essere anche affrontata nelle raccomandazioni per Italia e Polonia e Cipro.
“La politica economica europea deve essere il motore, Dunque deve insistere sulla necessità di aumentare i salari e gli investimenti pubblici – sottolineava Katja Lehto-Komulainen, Segretaria generale aggiunta della CES « Il miglior modo di ottenere aumenti salariali è la negoziazione collettiva. La politica dell’UE deve sostenere la negoziazione collettiva e incoraggiare l’estensione delle convezioni collettive a un più gran numero di lavoratori”.