Concentrazione delle stazioni e qualificazione dei soggetti appaltanti, ma soprattutto privilegiare il criterio di aggiudicazione dell’offerta economicamente più vantaggiosa e limitare a pochi casi, espressamente previsti, il massimo ribasso. Enrico Giovannini, in un’intervista al Sole 24 Ore, ha indicato i principali aspetti che caratterizzano il disegno di legge delega sulla revisione del codice dei contratti pubblici approvato mercoledì 30 giugno dal Consiglio dei ministri.
“Sebbene la qualificazione delle stazioni appaltanti fosse già prevista nel vecchio codice – spiega il Ministro – rispetto a questi 5 anni trascorsi oggi c’è una maggiore consapevolezza, anche da parte degli enti più piccoli. Ma non c’è solo un problema di concentrazione perché serve anche competere sulla qualità, per questo nella riforma privilegiamo il criterio di aggiudicazione dell’offerta economicamente più vantaggiosa e tipicizziamo il massimo ribasso”.
Il testo della norma prevede, infatti, come aspetti principali: la creazione di un più stretto legame tra normativa nazionale e direttive europee; la semplificazione delle procedure per gli investimenti in tecnologie verdi e digitali e per l’innovazione e la ricerca, in linea con gli obiettivi dell’Agenda 2030 dell’Onu e l’inserimento nei bandi di gara di clausole sociali e ambientali al fine di promuovere la stabilità occupazionale, l’applicazione dei contratti collettivi e le pari opportunità.
“Nei bandi di gara avremo più sostenibilità ambientale e sociale, premiando le imprese che propongono soluzioni innovative sotto il profilo ambientale – spiega Giovannini e aggiunge – Rafforziamo anche la difesa dei lavoratori, il rispetto dei contratti e delle clausole sociali nei confronti di giovani e donne”.
Il Ministro si è pure soffermato sui decreti attuativi che, come previsto dal disegno di legge saranno scritti dal Consiglio di Stato: “Con il Consiglio di Stato abbiamo già dato prova di poter svolgere un lavoro che abbia massimo rispetto per le diverse istituzioni e cogliamo anche la disponibilità che ci ha offerto il Presidente Patroni Griffi di rendere il testo ancora più il linea con le direttive UE”.
Venendo poi ai rapporti tra la riforma e il Decreto Semplificazioni, il Ministro ha citato due chiarimenti necessari, in primis sui tempi, perché la riforma potrebbe entrare in vigore quando le stazioni appaltanti saranno impegnate nell’attuazione del PNRR: “Cercheremo di raccordare il nuovo codice con le norme del Piano Nazionale per evitare ritardi”. Il secondo aspetto di criticità, invece, riguarda il conciliare l’articolo 44 del Decreto Semplificazioni con le norme sui commissari: “Ci siamo già posti il problema per le opere in corso di progettazione e lo risolveremo tenendo conto anche delle risposte che matureranno nell’interlocuzione con i singoli commissari”. La riforma – ha concluso il Ministro – è un esempio di semplificazione sulla scia del PNRR, ma la sfida ora è un’altra: ora dobbiamo estendere queste semplificazioni alle opere che nel PNRR non entrano. Saremo più aderenti alle regole UE, sempre riconoscendo l’attenzione alla difesa della legalità”.