Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 14630 del 31/05/2025) chiarisce in maniera netta un aspetto cruciale in tema di estimo e accertamento catastale: l’aggiornamento delle rendite catastali urbane non richiede necessariamente la preventiva “visita sopralluogo” da parte dell’ufficio, purché non siano avvenute specifiche variazioni edilizie sull’immobile.
Revisione e sopralluogo: quando è obbligatorio
La pronuncia, emessa dalla Sezione Tributaria e presieduta da Giacomo Maria Stalla, ha stabilito che la necessità di un sopralluogo si pone solo in due circostanze principali:
- In caso di accertamento d’ufficio: quando l’amministrazione decide autonomamente di procedere alla revisione e l’intervento è giustificato da specifiche variazioni dell’immobile che potrebbero alterarne il valore (ad esempio, ampliamenti, frazionamenti o cambi di destinazione d’uso).
- Per garantire il contraddittorio: il sopralluogo è infatti uno strumento che tutela il contribuente in caso di accertamento d’ufficio, permettendo di verificare la situazione de visu prima di una nuova classificazione.
La semplificazione per il contribuente
Tuttavia, come stabilito dalla Cassazione, il sopralluogo non è necessario e viene meno l’esigenza di un preventivo contraddittorio se:
- Non ci sono variazioni edilizie: la revisione della rendita avviene per altri motivi, ad esempio per un aggiornamento della classificazione della zona censuaria.
- La variazione è stata denunciata dal contribuente: quando è il cittadino stesso a presentare una denuncia di variazione catastale (modello DOCFA) per un nuovo classamento, ha già fornito all’ufficio tutti gli elementi utili, rendendo superfluo l’intervento in loco.
In sostanza, l’ordinanza mira a razionalizzare le procedure: l’onere del sopralluogo e del contraddittorio preventivo si attiva solo quando l’accertamento è di iniziativa dell’ufficio e riguarda specifiche modifiche fisiche dell’immobile.
Fonte: Rassegna mensile della
giurisprudenza civile della
Corte di cassazione