“Privacy 2030. Una nuova visione per l’Europa” raccoglie le riflessioni e gli appunti di Giovanni Buttarelli, già segretario generale dell’autorità italiana, poi Garante europeo della protezione dei dati, prematuramente scomparso poco più di un anno fa.
Edito in formato elettronico dal Garante e dalla International Association of Privacy Professionals, IAPP, “Privacy 2030” rappresenta allo stesso tempo il testamento spirituale di uno dei pionieri della protezione dei dati personali e un forte richiamo a trasformare un diritto della persona in un diritto delle persone, in grado di fare la differenza nelle sfide sociali, culturali, politiche e ambientali che ci attendono o che si vanno configurando. Buttarelli si chiede, e ci chiede, come rendere possibile un nuovo umanesimo tecnologico e combattere il culto della massimizzazione dei dati.
Con queste sue riflessioni, Buttarelli intendeva soprattutto stimolare un ampio dibattito pubblico che non fosse limitato ai giuristi e alle autorità di protezione dati. Per questo la pubblicazione, che si apre con la prefazione del Garante italiano, si compone di due sezioni distinte: una prima, basata sugli scritti e le riflessioni di Buttarelli, che si conclude con una sorta di “decalogo” per la privacy del nuovo decennio. Una seconda, basata su contributi di studiosi di fama ed esperti internazionali (fra cui Marc Rotenberg, il fondatore dell’Electronic Privacy Information Center, e Shoshana Zuboff, studiosa e autrice di un recente saggio sul “Capitalismo della sorveglianza”) i quali partono dal pensiero e dalle proposte di Buttarelli per elaborare un’analisi più ampia sui rischi per libertà e diritti nell’epoca del digitale e sulle soluzioni possibili o auspicabili.
La pubblicazione di “Privacy 2030” sul sito del Garante, in traduzione italiana, testimonia l’attenzione che il Garante ha da sempre dedicato al tema dei diritti e delle nuove tecnologie, qui declinato nell’ottica europea e globale da Buttarelli e secondo una prospettiva di lungo periodo.
È in questa prospettiva che l’Autorità intende lavorare affinché dal “manifesto” di Buttarelli nasca una riflessione approfondita e non episodica, di ampio respiro, che possa servire al nostro Paese per affrontare il futuro che verrà o che probabilmente è già fra noi.