Il numero degli occupati nel turismo ha superato i 3,2 milioni, pari a circa il 13,2% dell’occupazione nazionale, confermandosi in Italia come un settore assai vitale e in costante crescita, volano fondamentale della nostra economia. Il nostro Paese, con i 53 siti Unesco e tesori storico-artistici di inestimabile valore, si colloca ai vertici della classifica mondiale. A sottolinearlo sono anche i dati che emergono dall’XXI Rapporto sul turismo italiano, curato dall’Istituto di ricerca su innovazioni e servizi per lo sviluppo di Iriss-Cnr, che è stato presentato il 13 febbraio nell’ambito della Borsa internazionale del turismo di Milano (Bit 2018).
Due anni fa i consumi turistici in Italia sono stati pari a 93,9 miliardi di euro, di cui 36,4 miliardi riconducibili alla domanda straniera (38,7% del totale) e 57,6 miliardi a quella interna (61,3%). Il valore aggiunto si è attestato su 103,6 miliardi di euro, oltre tre volte quello prodotto nel settore agro-alimentare più di quattro volte la ricchezza generata dal settore tessile e abbigliamento. Il numero degli occupati ha superato i 3,2 milioni, pari a circa il 13,2% dell’occupazione nazionale. Sempre in riferimento ai dati del 2016, vediamo che gli esercizi ricettivi hanno raggiunto la cifra record di 117 milioni di arrivi: 3,5 milioni in più rispetto all’anno precedente, con un incremento del 3,1% e hanno registrato circa 403 milioni di presenze (pari a +2,6%). Il trend positivo è confermato dai dati provvisori del primo semestre 2017, che ha registrato incrementi di arrivi e presenze rispettivamente pari al 5,5% e al 7% rispetto al medesimo periodo dell’anno precedente, variazioni che si sono attestate nei primi dieci mesi dello scorso anno al 3,5% per quanto riguarda gli arrivi e al 5% per quanto riguarda le presenze. Su una tendenza analoga si collocano le previsioni per quest’anno, che indicano un ulteriore progresso degli arrivi del 4%.
Le presenze straniere mostrano un trend positivo costante con un tasso medio annuo nel quinquennio 2011-2016 pari a +2,5% (tra 2015 e 2016 +3,5%). In particolare, i tedeschi, con circa 56 milioni di presenze detengono la quota più rilevante (28,4%), seguiti da francesi e turisti provenienti dal Regno Unito che con circa 13 milioni di presenze si attestano su 6,7% e 6,5%. Da sottolineare che circa il 70% delle presenze straniere si concentra in sei regioni: Veneto (22%), Toscana (12%), Lombardia (11,2%), Provincia di Bolzano (10,8%), Lazio (9,8%) ed Emilia Romagna (5%).
La crescita del turismo domestico, dal picco delle presenze registrato nel biennio 2014-2015 (+4,5%), è passata tra il 2015 ed il 2016 ad un incremento molto più contenuto, pari al 1,6%. “Queste dinamiche rappresentano la risultante dell’effetto congiunto di fattori esogeni, legati alle crisi economiche, alle catastrofi naturali o agli attentati terroristici, e dei cambiamenti strutturali del settore – ha detto il direttore dell’ Iriss-Cnr, Alfonso Morvillo, curatore del Rapporto insieme a Emilio Becheri e Roberto Micera – .Tra questi ultimi si registrano l’affermazione di nuove forme di ricettività nel mercato turistico come riflesso della diffusione della sharing economy; l’affermazione della reintermediazione attraverso le on-line travel agency; l’implementazione di strategie a supporto dei borghi per la valorizzazione delle aree interne e per la ripresa delle aree colpite dal terremoto; l’emergere di nuovi segmenti, sia come evoluzione di mercati tradizionali (turismo dei paesaggi e turismo fandom), sia come fenomeni di nicchia, in via di sviluppo (turismo dei nuovi gruppi familiari, shopping tourism, Lgbt e turismo di lusso). Infine, il consolidarsi del ruolo delle istituzioni e delle politiche pubbliche per orientare l’attività degli operatori”.
La XXI edizione del Report sul turismo italiano raccoglie 51 contributi alla cui redazione hanno partecipato una settantina di autori tra i maggiori esperti di turismo. “Il Rapporto si configura come strumento di supporto per le scelte strategiche di tutti gli attori, pubblici e privati, che direttamente o indirettamente sono coinvolti nel settore del turismo italiano – ha sottolineato Morbillo – e pone il dato al centro dell’analisi fornendo informazioni che si caratterizzano per essere autorevoli, confrontabili e agevoli da leggere. Esso, inoltre, adempie ad una funzione educativo-didatica proponendosi come guida all’accesso e alla lettura dei fenomeni più significativi che investono il turismo italiano; riporta altresì, riflessioni e spunti per intraprendere nuovi progetti e/o approfondimenti sul settore ed infine fornisce un ampio ventaglio di indicazioni di policy”.