Presentato al Viminale, nell’ambito del Tavolo di coordinamento nazionale, il nuovo Piano nazionale integrazione. Un modello di convivenza tra i cittadini italiani e i titolari di protezione internazionale ispirato ai valori della Costituzione. Secondo i nuovi impegni, il patto con coloro che vengono accolti nel nostro Paese si dovrà basare su alcuni interventi in diversi settori, tutti espressione dei principi posti alla base della nostra Repubblica. Andranno riconosciuti i diritti essenziali che discendono dal loro status, cui devono corrispondere, così come per ogni cittadino italiano, altrettanti doveri e responsabilità volti a garantire una pacifica convivenza civile. Coloro che vengono accolti si dovranno impegnare a imparare la lingua italiana; condividere i valori fondamentali della nostra Costituzione; rispettare le leggi; partecipare alla vita economica, sociale e culturale del territorio in cui vive.
Chi accoglie, s’impegna invece ad assicurare l’uguaglianza e la pari dignità; la libertà di religione; l’accesso all’istruzione e alla formazione, interventi diretti a facilitare l’inclusione nella società e l’adesione ai suoi valori non negoziabili. Per attuare la strategia del piano è stato istituito un Tavolo d’integrazione con ruolo di supporto all’azione complessiva di coordinamento nazionale che opererà in costante raccordo con i territori per: potenziare il dialogo inter-istituzionale tra i dicasteri, le prefetture, le Regioni, le istituzioni locali e il terzo settore; sviluppare la strategia nell’ottica di interventi unitari; individuare le diverse priorità d’azione; pianificare gli interventi canalizzando le risorse finanziarie disponibili per un utilizzo efficace; individuare le aree con maggiore criticità e le esperienze più significative in quei Comuni; sviluppare un programma di monitoraggio dei risultati raggiunti in relazione ai bisogni.
Il sostegno finanziario al Piano nazionale integrazione deriva prevalentemente dai fondi europei. In particolare dal Fondo asilo migrazione e integrazione (Fami), dal Fondo sociale europeo (Fse), dal Fondo per lo sviluppo regionale (Fesr) e dalle misure emergenziali. Le risorse necessarie all’attuazione del programma saranno impiegate secondo una logica di unitarietà e complementarietà, evitando rischi di frammentazione e sovrapposizione di interventi nei vari settori. Tutte le risorse saranno messe a sistema in base alle diverse esigenze dei territori.