Le 61mila candidature arrivate per i 1.000 incarichi professionali che le Regioni dovranno conferire per l’implementazione territoriale del Pnrr sono una “Notizia straordinaria. Sono arrivate dentro un portale, una struttura moderna, usata in tutto il mondo, dove chiunque può inserire il curriculum e cercare lavoro nella Pubblica amministrazione”. Queste le parole del ministro per la Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, intervenendo in collegamento radiofonico con Giorgio Zanchini a Radio Anch’io, su Rai Radio1.
“Linkedin Italia ha 16 milioni di curricula. Ecco, noi abbiamo realizzato una piattaforma simile tutta dedicata al lavoro pubblico. Anche perché soltanto il Pnrr richiederà 1 milione-1,2 milioni di professionalità e di lavoratori nei prossimi cinque anni. Con il portale abbiamo posto le basi della modernità per l’accesso alla Pubblica amministrazione, con un meccanismo di trasparenza e velocità”.
Grazie a regole, la produttività smart working è misurabile
“Il lavoro agile è totalmente diverso tra pubblico e privato. Il privato ha un controllore supremo che si chiama mercato. Se il privato organizza male il suo lavoro, il mercato tira fuori il “piede invisibile” e lo butta fuori. Nel settore pubblico, che fornisce servizi pubblici – sicurezza, giustizia, sanità, scuola, formazione – non c’è il mercato, c’è la soddisfazione di cittadini e imprese. Per questo nel pubblico bisogna organizzare il lavoro ai fini della soddisfazione degli utenti. Nella fase più acuta della pandemia, il settore privato ha previsto la cassa integrazione, nel pubblico nessuno è andato in cassa integrazione. Tutti coloro che hanno potuto lavorare da casa sono stati messi in smart working. Adesso si è deciso di stabilire delle regole, con molta intelligenza, sia nel pubblico sia nel privato con il ministro Orlando. Nel pubblico il lavoro agile è tornato a essere una delle modalità di svolgimento della prestazione, con un’organizzazione per obiettivi e con la rotazione, indispensabile, cioè non tutto a casa o tutto in presenza” ha precisato il ministro.
“È falso, è una leggenda metropolitana – ha aggiunto – che lo smart working abbia aumentato la produttività. Nessuno ha mai misurato la produttività, semplicemente perché non era misurabile. Per farlo, occorreva avere un’organizzazione per obiettivi. Forse il lavoro da casa ha in qualche maniera conciliato meglio le esigenze tra lavoro e famiglia, tra lavoro e spostamenti, ma alla lunga anche questo beneficio ha lasciato il tempo che trovava. Molti si sono sentiti distaccati dal contesto, privati della relazione: si sono sentiti “fuori”, e questo nel privato può anche rappresentare un rischio. Ci vuole intelligenza”.
Fonte: Ministero per la Pubblica Amministrazione