Il Governo dovrà reperire circa 2, 6 miliardi se intende effettivamente finanziare le misure in materia di pensioni annunciate. L’intervento per riconoscere uno scivolo al pensionamento per i lavoratori precoci, coloro che abbiano iniziato a lavorare prima dei 18 anni, avrebbe costi stimati che oscillano tra 1,2 e 1,8 miliardi a regime (dopo i 10 anni). E’ una delle possibili voci del ‘Pacchetto pensioni’.
Il riconoscimento di un bonus di 4 mesi per ogni anno di contribuzione prima dei 18 anni di età (a partire da 14) avrebbe un valore tra 1,5 e 1,8 miliardi, sempre a regime. Riducendo il bonus a 3 mesi si andrebbe da 1,2 a 1,4 miliardi. Sarebbe di 60-67mila la platea annua degli interessati.
Raddoppiare la platea dei pensionati cui riconoscere la quattordicesima costerebbe 800 milioni l’anno. Secondo quanto si apprende, sarebbe questa la cifra per portare i beneficiari da 1,2 milioni a 2,4 milioni di persone (over64). L’ipotesi rientra sempre nel ‘Pacchetto pensioni’ insieme ad altre iniziative. L’obiettivo? Accrescere il potere d’acquisto dei pensionati con assegni bassi.
La cosiddetta ricongiunzione gratuita – ossia accorpare i contributi versati per la pensione in diverse gestioni – costerebbe invece 500 milioni a regime (dopo i 10 anni). La cifra stimata includerebbe anche il riscatto della laurea (senza la spesa si abbasserebbe a 440 milioni). Nel primo anno di attivazione il costo sarebbe pari a 87 milioni di euro.
Il costo dell’Ape, l’anticipo pensionistico tramite prestito, varierebbe tra i 600 e i 700 milioni di euro. Una spesa destinata soprattutto a coprire le detrazioni per le categorie più svantaggiare, come i disoccupati, rendendo flessibile l’uscita. Circa 50 milioni di euro sul totale servirebbero a finanziare la gestione dell’operazione Ape, la cui regia sarebbe affidata all’Inps.
Favorire il pensionamento di chi abbia svolto lavori usuranti comporterebbe una spesa di 72 milioni di euro a regime (20 milioni il primo anno), nell’ipotesi che fa leva sull’adeguamento alla speranza di vita.