Oggi l’Istat ha diffuso i risultati preliminari del censimento permanente delle Istituzioni Pubbliche sulle sezioni relative al lavoro agile e sull’impatto del Covid-19 sulla Pubblica amministrazione. Nel primo anno della pandemia, solo il 3,6% delle istituzioni pubbliche era già precedentemente attrezzato con strutture e iniziative di lavoro agile, per cui l’emergenza sanitaria ha indotto tutte le istituzioni pubbliche a sperimentare, spesso improvvisando, la modalità di lavoro in remoto.
Una strada più facile per le amministrazioni di maggiori dimensioni, che si sono attrezzate in maniera adeguata in tempi abbastanza rapidi, fornendo ai propri dipendenti tecnologie e hardware di accesso da remoto. Diversamente dal 60% delle amministrazioni più piccole, che non erano pronte a rispondere all’esigenza della digitalizzazione dovuta al lavoro agile. Per esempio i Comuni, che solo per il 46,4%, meno di uno su due, hanno fornito device ai dipendenti. Oltre il 60% dei piccoli Comuni e il 58,7% degli enti pubblici non economici non sono stati in grado di fornire i dispositivi hardware necessari per continuare le attività istituzionali e l’erogazione dei servizi, per cui sono stati utilizzati i mezzi privati dei lavoratori. La possibilità di utilizzare dispositivi personali per lavorare da remoto ha rappresentato la modalità più diffusa in tutte le aree del Paese: si va da un minimo del 73,4% di utilizzo da parte delle istituzioni pubbliche del Sud a un massimo dell’80,9% nel Centro.
Le istituzioni che più hanno lavorato da remoto sono la Presidenza del Consiglio e i Ministeri (66,7%), le Agenzie dello Stato (50,0%), le Città metropolitane (28,6%), le Università pubbliche (27,1%) e le Giunte e i consigli regionali (25%). All’opposto, i Comuni sotto i 20mila abitanti e le Comunità montane sono risultate le amministrazioni pubbliche meno orientate alla sperimentazione della modalità di lavoro agile.
I dati sono stati presentati e commentati nell’evento organizzato dall’Istat “Censimento permanente delle Istituzioni pubbliche. Presentazione dei primi risultati edizione 2020-Emergenza sanitaria e resilienza delle istituzioni pubbliche”, a cui è intervenuta Marcella Panucci, capo di gabinetto del ministro per la Pubblica amministrazione: “I risultati illustrati oggi segnalano una risposta tempestiva delle amministrazioni ma anche la necessità di linee d’indirizzo omogenee sul lavoro agile. Perché occorre tenere conto dell’ampia varietà organizzativa delle amministrazioni stesse e quindi della necessità di adattare la disciplina dello smart working alle proprie esigenze. Per questo, la scelta del Governo è stata quella di anticipare la contrattazione collettiva, con un accordo tra il datore di lavoro pubblico e le organizzazioni sindacali. Era necessario passare dal lavoro agile come risposta all’emergenza sanitaria, spesso improvvisato e poco efficiente, al lavoro agile come ordinaria modalità di organizzazione del lavoro, disciplinata in tutte le sue componenti: dalla dotazione tecnologica, ai diritti del lavoratore passando per gli obblighi del datore di lavoro, ossia la Pa. Un percorso costruttivo e innovativo, concluso il 30 novembre scorso con la stesura delle linee guida sul lavoro agile, che stanno funzionando da modello anche nel lavoro privato”.
“In più, l’aspetto più importante – ha precisato Panucci – è che il lavoro agile rappresenta certamente un valido strumento di conciliazione della vita e del lavoro dei dipendenti, ma altrettanto deve potersi contemperare con il dovere di efficienza ed efficacia a cui sono tenute tutte le amministrazioni pubbliche. Ogni Pa, non dimentichiamolo, esiste in virtù dei servizi che offre a cittadini e imprese”.
Il report avverte poi che, sebbene l’esperienza della pandemia abbia accelerato il processo di digitalizzazione della Pa, avviando nuove iniziative formative per i dipendenti oltre all’acquisizione di device e software, restano alcune criticità, a partire dalla misurazione delle performance e il monitoraggio della soddisfazione degli utenti per i servizi ricevuti, così come la necessità di adeguare al nuovo modello la responsabilizzazione gestionale della dirigenza, l’efficienza nella prestazione dei servizi e il benessere dei lavoratori.
“Proprio per rispondere a queste esigenze, indicate chiaramente dall’indagine Istat – chiarisce ancora Marcella Panucci – è stato introdotto un nuovo strumento di pianificazione per le amministrazioni, il Piao (Piano integrato attività e organizzazione), per monitorare la loro attività e capire come migliorare le performance delle istituzioni pubbliche sia per i dirigenti sia per i cittadini. Proprio oggi pomeriggio il ministro per la Pubblica Amministrazione, Renato Brunetta, nel question time alla Camera, ha annunciato che domani le linee guida per il lavoro agile nella Pa saranno all’esame della Conferenza unificata per il via libera” conclude la capo di gabinetto.
Fonte: Ministero per la Pubblica Amministrazione