Tra il 1998 ed il 2015 sono stati osservati considerevoli aumenti di durata e intensità delle ondate in oltre il 60% delle capitali europee. Negli ultimi giorni insieme all’elevarsi delle temperature, in Lombardia è salito anche il livello dell’ozono che in diversi casi ha superato la soglia di allerta o addirittura di allarme, come ad esempio, in provincia di Varese e in alcune aree delle province di Monza, Como, Lecco e Milano. Tanti i disagi lungo tutta la Penisola a seguito delle temperature diurne e notturne particolarmente alte. Le ondate di calore urbane stanno aumentando in frequenza, intensità e durata. A confermarlo sono anche i dati riportati in uno studio pubblicato sulla rivista Atmosphere da quattro strutture di ricerca fiorentine: Istituto di biometeorologia del Consiglio nazionale delle ricerche (Ibimet-Cnr), Centro di bioclimatologia dell’Università, Consorzio Lamma e Accademia dei Georgofili. La ricerca ha monitorato l’andamento delle ondate di calore nelle 28 capitali dell’Unione Europea, utilizzando i dati del periodo maggio-settembre dal 1980 al 2015, classificate in base alle linee guida del World Health Organization e del World Meteorological Organization.
“La maggior parte delle capitali ha evidenziato trend positivi della frequenza, durata e intensità delle ondate di calore e un generale anticipo della prima ondata stagionale, con differenze di impatto a livello geografico”, ha spiegato Marco Morabito dell’Ibimet-Cnr, coordinatore della ricerca. “Nel sotto-periodo 1998-2015 sono stati osservati, in confronto al 1980-1997, aumenti di durata e intensità delle ondate in oltre il 60% delle capitali europee, in particolare di area centro e sud-orientale: da una frequenza dei giorni di ondata di calore del 7-8% dei giorni estivi al 12-14%”.
Il gruppo di ricercatori ha calcolato un indicatore sintetico e informativo chiamato Heatwave Hazard Index (Hwhi) che permette di analizzare contemporaneamente tutte le specifiche dell’impatto dell’ondata di calore: il numero di giorni, il numero delle ondate di calore lunghe e intense e la data della prima. “L’Hwhi è raddoppiato a Vienna, Budapest, Ljubiana e Nicosia, triplicato a Zagabria e Atene. A Roma l’indice è duplicato nel 1998-2015 rispetto al periodo precedente e in particolare la frequenza dei giorni di ondata è passata dal 5 al 13%”, ha sottolineato Morabito. “Abbiamo notato che le differenze di impatto delle ondate di calore nei periodi studiati sono associate a due configurazioni climatiche completamente differenti. Nei primi 18 anni le zone dell’Europa occidentale e settentrionale mostravano i più alti livelli di Hwhi, mentre le aree dell’Europa meridionale e sud-orientale presentavano valori più bassi e maggiore instabilità atmosferica. Nel secondo periodo, invece, si è verificata una situazione diametralmente opposta, con una sensibile persistenza dei sistemi di alta pressione, e quindi di gran caldo, sulle zone dell’Europa meridionale e soprattutto sud-orientale”.
Ora più che mai vi è la necessità di programmare strategie di mitigazione e adattamento al caldo anche attraverso una serie di iniziative e di piccole azioni quotidiane che di per sè possono contribuire a moderare le fluttuazioni di temperatura formando microclimi favorevoli. Potrebbe essere utile, ad esempio, limitare l’uso dei condizionatori e in generale dell’elettricità, ridurre i livelli di emissione di calore dagli autoveicoli, implementare le aree verdi in ambiente urbano riducendo l’impermeabilizzazione dei suoli, ricorrere all’uso dei green-roof (tetti con vegetazione) e dei cool-roof (tetti freddi), questi ultimi, infatti, poichè realizzati con materiali altamente riflettenti ed emissivi sono in grado di contenere l’innalzamento delle temperature.