È stato appena firmato in via definitiva il nuovo contratto degli statali, i circa 250 mila dipendenti della P.A centrale. La sottoscrizione arriva dopo l’accordo del 23 dicembre, il passaggio in Cdm e in Corte dei Conti. Hanno siglato Cgil, Cisl, Uil, Confsal e Cisal (è invece mancata la sigla di Usb e Cgs). Per il governo ha firmato l’Aran, l’agenzia che ha trattato per conto della ministra della P.A, Marianna Madia. Lo scatto di 85 euro medi al mese scatta da marzo, mentre l’una tantum degli arretrati (dai 370 ai 712 euro) arriverebbe già alla fine di questo mese.
Adesso mancano solo i dipendenti della sanità e quelli degli enti locali. Insieme, circa 1 milione e 800 mila persone. Ma i tavoli sono già programmati per questa settimana e la speranza è di chiudere i contratti dei lavoratori pubblici anche in questi ultimi settori in tempi brevissimi. Magari per mettere qualcosa in busta paga prima delle elezioni del 4 marzo, già a fine febbraio. Non gli aumenti in sé, ma gli arretrati magari sì. E non sono pochi soldi, visto che tutto è fermo dal 2010, quando fu deciso il blocco degli aumenti per ragioni di bilancio.
Il nuovo contratto per gli statali, con lo sblocco degli stipendi dopo quasi nove anni di congelamento, è uno dei risultati ottenuti dal Governo uscente con la riforma targata Marianna Madia. L’accordo è stato raggiunto per quasi due milioni di lavoratori.
L’accordo, che prevedeva aumenti medi di 85 euro lordi al mese di media, era però per l’appunto solo un accordo quadro che, dopo diversi pareri tra cui quello della conferenza Stato-Regioni, doveva poi tradursi in intese più precise. Adesso, una dopo l’altra, stanno arrivando tutte le singole intese, in una corsa a chiudere il prima possibile che coinvolge, assieme alla Madia, i ministri di riferimento dei singoli settori e quindi Valeria Fedeli, Marco Minniti, Roberta Pinotti: il 19 gennaio 2018 è stato firmato il contratto degli statali, cioè chi lavora in ministeri, agenzie fiscali, enti pubblici non economici. Circa 250 mila persone. È il contratto che ha fatto da apripista.
Nel dettaglio si tratta dei circa 250.000 dipendenti del comparto funzioni centrali dello Stato (i quelli di agenzie fiscali, ministeri ed enti pubblici non economici), dei 450.000 appartenenti a di forze armate, sicurezza e polizia, dei 35.000 vigili del fuoco e dell’1,2 milioni di dipendenti di scuola, università, Afam (Alta formazione artistica musicale e coreutica) e ricerca.
L’intesa manca ancora per i comparti enti locali e sanità, ma l’esecutivo conta di ‘finire il lavoro’ entro la legislatura: “Continuiamo a lavorare fino alla fine della legislatura per mantenere tutti gli impegni presi”, ha assicurato la ministra della Pubblica amministrazione su Twitter. Ci sono infatti oggi “le condizioni normative ed economiche”, ha sottolineato Madia, “per rinnovare dopo 9 anni il contratto a tutti i 3,3 milioni di dipendenti pubblici”.
Nella corsa di fine legislatura è stato anche firmato il decreto che istituisce la Consulta per l’integrazione sul lavoro delle persone con disabilità, novità prevista dalla riforma Madia. Saranno dodici i membri, tra rappresentanti dei ministeri, dell’Inail, dell’Anpal e delle associazioni dedicate a dover verificare il rispetto degli obblighi previsti già dalle legge, ad elaborare piani e programmi, a svolgere monitoraggi e a promuovere iniziative per il miglioramento dei livelli di occupazione dei lavoratori disabili nelle pubbliche amministrazioni.
Tornando ai nuovi contratti siglati, ecco nel dettaglio gli aumenti previsti per i quattro comparti.
Funzione pubblica, aumenti da 63 a 117 euro
Gli aumenti varieranno da un minimo di 63 euro a un massimo di 117 a seconda della classe stipendiale. Grazie all’ulteriore tranche di 21-25 euro mensili prevista in funzione perequativa per le fasce retributivo piùbasse, l’adeguamento risulterà di almeno 84 euro per tutti. Le amministrazioni più ricche potranno inoltre contare su un surplus (dai 9 a i 14,5 euro a testa) nel salario accessorio. Gli arretrati relativi al biennio contrattuale 2016-2017 verranno invece corrisposti con l’una tantum di importo variabile (dai 370 euro della classe retributiva più bassa ai 712 di quella più alta, per una media di 492 euro).
Sicurezza e difesa, aumenti da 125 a 136 euro
Gli aumenti a regime arriveranno a 125 euro circa al mese per le forze armate, 136 euro per la Guardia di finanza, 134 per i Carabinieri, 132 euro per la Polizia di Stato e 126 per la Polizia Penitenziaria. Gli arretrati annuali saranno di circa 556 euro per i corpi di polizia e 516 euro per forze armate. –
Vigili del fuoco, aumenti da 84 euro
Gli incrementi retributivi, pari al 3,48%, in linea con gli altri comparti pubblici, porteranno in busta paga oltre 84 euro mensili in media. Un ulteriore avanzamento deriverà dal riconoscimento anche di un nuovo istituto retributivo che assorbirà una cospicua parte delle risorse aggiuntive, pari a 87 milioni di euro, che il Governo ha destinato, nell’ambito del riordino delle carriere, al corpo nazionale dei vigili del fuoco. Il personale vedrà anche incrementata la retribuzione accessoria grazie a ulteriori risorse stanziate nella legge di Bilancio. Dall’insieme delle misure economiche deriveranno a regime per il personale non direttivo e non dirigente benefici medi mensili di oltre 257 euro lordo dipendente (da un minimo di 167 ad un massimo di 407 euro). Per il personale direttivo e dirigente sono previsti, a regime, incrementi medi mensili lordi pari rispettivamente a 355 euro (con una ‘forbice’ che va da 201 a 437 euro) e a 417 euro (con una ‘forchetta’ che va da 411 a 493 euro).
Comparto scuola, aumenti da 81 a 111 euro
Gli aumenti salariali previsti dal nuovo contratto della scuola vanno da un minimo di 81 a un massimo di 111 euro. Non ci sarà nessun aumento dell’orario di servizio. Quota parte del merito sarà utilizzata per gli aumenti contrattuali. La restante parte sarà oggetto di contrattazione di istituto. Ferie e permessi sono rimasti uguali sia per i docenti che per gli Ata. Le sanzioni disciplinari sono state rinviate a una successiva sequenza contrattuale.