No alla retribuzione di posizione nel Tfs dei dirigenti locali: la Cassazione ribadisce il calcolo

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 9617 del 13 aprile 2025, ha stabilito un principio fondamentale per il calcolo del Trattamento di Fine Servizio (TFS) dei dirigenti degli enti locali: la retribuzione di posizione deve essere esclusa dalla base di computo, anche se prevista come parte fissa della retribuzione globale dal contratto collettivo.

Il principio negato

La Sezione Lavoro della Suprema Corte, rigettando il ricorso e confermando la decisione della Corte d’Appello di Campobasso, ha chiarito che l’indennità per le funzioni dirigenziali – che rientra nella retribuzione di posizione – non può essere inclusa nel TFS (o TFR per i più recenti assunti) per una ragione precisa: non è ricompresa tra gli emolumenti specificamente indicati e tassativi dall’articolo 11, comma 5, della legge n. 152 del 1968.

In sostanza, la Cassazione ha ribadito che, nonostante la contrattazione collettiva possa aver inserito tale retribuzione nella struttura fissa della busta paga, essa non assume per questo la natura di “stipendio” nel senso stretto e normativo richiesto dalla legge del 1968 per essere considerata utile ai fini del calcolo del trattamento di fine servizio.

Un orientamento consolidato

La decisione si allinea a precedenti massime giurisprudenziali (come la n. 30993 del 2019 e la n. 27547 del 2020), rafforzando l’orientamento secondo cui le somme utili alla determinazione del TFS negli enti pubblici sono solo quelle espressamente previste dalla normativa vigente. La retribuzione di posizione, legata all’incarico specifico e alle responsabilità dirigenziali, resta dunque esclusa dalla liquidazione di fine rapporto, mantenendo separati i concetti di retribuzione fissa ai fini contrattuali e retribuzione utile ai fini previdenziali.

Fonte: Rassegna mensile della
giurisprudenza civile della
Corte di cassazione