Puntano su crescita e sociale le proposte sul tavolo del governo per nuova legge di Bilancio che verrà approvata dal Consiglio dei ministri entro il 20 ottobre. Sul tavolo il taglio Ires, l’introduzione della nuova imposta Iri e le agevolazioni sui salari di produttività, sul fronte delle imprese e del lavoro. Senza trascurare giovani, famiglie e pensioni. L’esecutivo sta vagliando varie opzioni e relative coperture in un contesto di revisione al ribasso della crescita, con le stime sul pil 2016 che potrebbero passare da +1,2% previsto ad aprile a +0,8%/+0,9% nella prossima nota di aggiornamento al Def che sarà approvata entro il 27 settembre, riducendo inevitabilmente il margine di manovra. Da qui l’esigenza di interventi mirati per rilanciare il pil senza disperdere le scarse risorse disponibili. Cruciale resta il via libera Ue alla flessibilità sul deficit per non dover ricorrere a una manovra più pesante.
FISCO IMPRESE. Taglio dell’Ires dal 27,5% al 24% già contabilizzato nei saldi della legge di bilancio 2016 con 3 miliardi di euro. Arriva l’Iri, la nuova imposta sul reddito di impresa, con aliquota fissa al 24% come l’Ires. Prevista dalla Delega Fiscale del 2013, l’imposta intende favorire la patrimonializzazione delle piccole imprese, incentivando gli imprenditori che reinvestiranno gli utili nell’impresa, e l’uniformità del prelievo fiscale rispetto alle società di capitali.
INDUSTRIA 4.0. Il nuovo pacchetto messo a punto dal Mise dovrebbe contenere la riconferma del superammortamento al 140% per le imprese che investono in macchinari, l’incentivo potrebbe salire fino al 200% per le spese per la digitalizzazione. Nella strategia finalizzata al rilancio degli investimenti come chiave per la crescita è attesa anche la revisione degli incentivi per la crescita (Ace), il bonus ricerca e innovazione con una possibile dotazione di 500 mln e il rifinanziamento del Fondo per le imprese, tra gli altri interventi. Sul tavolo anche le misure già esaminate per il piano Finanza per la crescita 2: piani individuali di risparmio ed esenzione dalle imposte sui rendimenti per chi investe in bond emessi da piccole e medie imprese con l’obiettivo è sganciare le pmi dal credito bancario e favorire altri canali di finanziamento.
LAVORO. Il governo è orientato a prorogare il decalage sulle decontribuzioni. Due le ipotesi sul tavolo: ridurlo ulteriormente o renderlo più mirato, per esempio per giovani o Mezzogiorno. Sembra invece destinato a slittare a oltranza il progetto di un taglio strutturale del costo del lavoro: troppo oneroso per le casse pubbliche, è possibile che non se ne riparli prima del 2019. Si punta invece sul bonus produttività, con l’ipotesi di estendere l’aliquota agevolata al 10% sui premi fino a 4mila euro (dai 2mila attuali) su salari fino 80mila euro annui (dai 40mila attuali). Costo dell’intervento tra 400 e 500 mln di euro.
PENSIONI. Con la manovra verranno introdotte le norme per la flessibilità in uscita per le pensioni: l’anticipo sarà di 3 anni e 7 mesi con penalizzazioni variabili, fino a zero, in base alla situazione del lavoratore e alla categoria di appartenenza. Misure in arrivo anche per precoci e usuranti e per le ricongiunzioni.
PARTITE IVA E STATALI. Il governo lavora anche all’intervento per ridurre le aliquote contributive alle partite Iva non iscritte agli ordini e lo sblocco dell’adeguamento salariale per il pubblico impiego.
CASA. Con la legge di Bilancio dovrebbe arrivare anche l’incentivo fiscale anti-sismico di durata pluriennale da estendere anche alle seconde case. Sul fronte dell’edilizia si ragiona all’estensione dell’ecobonus ai condomini.
GIOVANI. Dovrebbe essere rinnovato il bonus da 500 euro per la cultura in favore di 18enni nati nel 1999 e residenti in Italia indipendentemente dalla nazionalità. Allo studio anche l’introduzione di maxi-borse di studio fino a 15mila euro per studenti brillanti ma indigenti. C’è sul tavolo anche l’ipotesi di esentare dalle tasse universitarie gli studenti bisognosi in base all’Isee.
POVERTA’. Il fondo per gli indigenti dovrebbe ammontare a 1 mld di euro a regime ogni anno.
FAMIGLIE. Sul tema i ministri di Area popolare (Beatrice Lorenzin e Enrico Costa) studiano delle proposte per le famiglie giovani o numerose. Si ragiona alla riproposizione del bonus bebè o ad altre misure che potrebbero auspicabilmente partire già nel 2017 o attuarsi entro un arco pluriennale.
SPENDING REVIEW. Piatto forte della revisione della spesa è la riduzione dei soggetti aggregatori per l’acquisto di beni e servizi della Pa che diventano 34. Le esperienze fallimentari dei precedenti governi di spending review imposte dall’alto, ha spinto il governo a optare per una semplificazione e razionalizzazione dei costi da inserire di volta in volta nei singoli provvedimenti. Dai risparmi della spending, dalla flessibilità Ue, dalle risorse recuperate con la fase 2 della voluntary disclosure (circa 4 mld) e dai risparmi dei pagamenti degli interessi sul debito dipenderà l’attuazione degli interventi sul tavolo del governo ma anche la sterilizzazione delle clausole di salvaguardia per 15 mld di euro che scatterebbero automaticamente in caso di mancato raggiungimento degli obiettivi di bilancio concordati con Bruxelles. Non contribuirà a questa mission il riordino della giungla delle agevolazioni fiscali: atteso da anni rischia di essere derubricata dall’agenda del governo anche questa volta.