Tra i 15 esempi più virtuosi nella tutela della biodiversità acquatica e delle zone umide si inserisce il progetto LIFE STREAMS avviato in 6 aree pilota (Parco nazionale della Maiella, Parco regionale Montemarcello-Magra-Vara, Parco nazionale delle Foreste Casentinesi, Parco nazionale dei Monti Sibillini, Parco nazionale del Pollino e Regione Sardegna) ed esteso ad altre 11 aree per il recupero e la conservazione delle popolazioni di trota mediterranea (Salmo cettii), a rischio di estinzione. Sempre al ripopolamento di questa specie si è pensato nel bacino dell’Orba nel Parco del Beigua (SV) e in Molise, nei bacini fluviali del Biferno e del Volturno, con il Progetto LIFE Nat.Sal.Mo.
Nell’ambito del progetto internazionale MediWet (Mediterranean Islands Wetlands), il censimento delle aree umide delle isole del Mediterraneo: l’Università di Catania ha individuato in Sicilia 11mila zone umide, piccoli invasi artificiali a servizio dell’agricoltura ma anche aree di grande pregio naturalistico. Segue la mobilitazione che ha spinto la Regione Autonoma del Friuli-Venezia Giulia a sostenere la candidatura Unesco dell’area del Tagliamento, il progetto sulla ricostruzione della zona umida di Mola realizzato dal Parco nazionale dell’Arcipelago Toscano, la campagna Goletta dei Fiumi per monitorare lo stato di salute dei maggiori fiumi della Regione Campania, il Contratto, sottoscritto da 11 comuni, per migliorare la tutela delle zone umide del Golfo di Oristano.
E ancora la nascita di un centro visite sulla lontra nel Parco nazionale del Gran Paradiso, il monitoraggio del Parco nazionale del Gran Sasso diventato habitat dei fenicotteri rosa, il censimento degli uccelli acquatici svernanti realizzato dalla Regione Puglia, in Umbria la gestione delle Zone a regolamento specifico “No Kill” della Valnerina, la tutela del Lago di Paola (LT) nel Parco nazionale del Circeo, la valorizzazione del lago nato da una frana nel Comune di Santa Sofia (FC). Secondo la Lista Rossa dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN) quasi la metà delle specie ittiche d’acqua dolce è a elevato rischio di estinzione (48%) e proprio i pesci, presentano la maggiore percentuale di specie già estinte in Italia (4% del totale).
In questo quadro è fondamentale il Decreto direttoriale della Direzione Generale Protezione della Natura dell’ex Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare del 2 aprile 2020, che ha stabilito i criteri per le immissioni delle specie ittiche non autoctone nelle acque interne, tutelando le specie ittiche a rischio. Il blocco di 2 anni di questo Decreto richiesto dalla Regione Lombardia non considera gli impatti che le specie alloctone possono continuare a esercitare sulla fauna ittica autoctona, e il ruolo che la conservazione della biodiversità riveste nel garantire i servizi ecosistemici necessari al benessere dell’umanità.
In generale l’Italia custodisce uno dei patrimoni più ricchi di biodiversità d’Europa, con circa il 37% del totale della fauna euromediterranea e una flora costituita da oltre 6.700 specie di piante vascolari. Ricchezza messa a rischio da fenomeni come l’inquinamento, l’urbanizzazione, l’agricoltura intensiva, i crescenti impatti delle specie aliene invasive e i cambiamenti climatici che, secondo l’ONU, hanno già avuto un impatto globale negativo sul 47% dei mammiferi terrestri e il 23% degli uccelli. Secondo l’IPBES (Intergovernmental Platform on Biodiversity and Ecosystem Services) in Europa la perdita di biodiversità continua a un ritmo allarmante: il 39% delle valutazioni delle specie di uccelli selvatici e il 63% delle altre specie protette sono in uno stato scadente, mentre solo il 15% delle valutazioni degli habitat protetti mostrano un buono stato di conservazione. Secondo i dati della prima Lista Rossa Europea degli Habitat, su 490 habitat terrestri e marini catalogati in 35 paesi europei, oltre un terzo degli habitat terrestri sono a rischio estinzione.