“Quando ho iniziato la mia avventura di gastronomo, ormai quarant’anni fa – ha detto Petrini – mi ricordo che la via centrale della mia città, Bra, era un susseguirsi di piccole botteghe di commercio. C’erano panifici, latterie, alimentari, edicole, tabacchi, barbieri, gastronomie e caffè. Oggi sono sopravvissuti pochi punti vendita tradizionali, rimpiazzati principalmente da negozi di abbigliamento, in molti casi appartenenti a grandi catene monomarca. Se questo è ben visibile in una cittadina, lo è ancora di più nei 5.536 piccoli borghi (meno di 5.000 abitanti) che costellano il nostro Paese. Spesso, in molti di questi, è sparito qualunque presidio aggregativo di carattere commerciale (gli esercizi commerciali al dicembre 2016 erano 94.112, circa 8.000 in meno rispetto alla stessa data del 2015). Dove una volta l’osteria era il punto di incontro e di scambio delle informazioni, dove una volta il bar tabacchi fungeva da centro di smistamento delle ultime notizie e di conoscenza reciproca dei cittadini, oggi non rimane nulla. Eppure, la grande bellezza dell’Italia non è fatta solo dall’architettura e dagli edifici che disegnano i nostri centri storici, al contrario il patrimonio di cui siamo più ricchi è sempre stata la socialità e la vita di questi centri. Le piccole botteghe nei piccoli comuni sono insomma presidi di sicurezza, di controllo del territorio, di conoscenza e di pace sociale. Perderle significa perdere un pezzo enorme della nostra identità di cittadini e della bellezza dei nostri territori. Attenzione però a non cadere nella tentazione del passatismo e del rimpianto per i bei tempi andati. Qui si parla di modernità, le nuove botteghe devono essere smart, connesse con il mondo, multifunzionali, animate e gestite da giovani, devono rappresentare un modello di futuro positivo e al passo con i tempi. […]”.
A Torino dal 20 al 24 settembre suddivisi tra Lingotto, Oval, Piazza Castello, la Nuvola Lavazza, il Palazzo della Regione quasi un migliaio le iniziative e gli eventi. Il 23 settembre la tavola rotonda “Linguaggi e forme efficaci per promuovere la viticoltura eroica” vedrà la premiazione della 26esima edizione del Mondial des vins extremes. All’arena invece il filo conduttore sarà il menù della poesia dove il futuro si fa presente. Una delle novità dell’edizione di quest’anno è rappresentata, infine, dall’apertura notturna della cucina di strada dove sapori e gusto parlano a più voci vestendosi di mille colori perché, del resto, anche il cibo è una sfida globale.