Gli studiosi rilevano che le particelle di microplastica aggiunte intenzionalmente a diversi prodotti rappresentino solo una percentuale relativamente ridotta di quelle che si trovano in mare. Tuttavia, potrebbero causare problemi a livello di acque interne e di suoli. Nel quadro della Strategia dell’Ue sulla plastica, su richiesta della Commissione, l’Agenzia europea per le sostanze chimiche (Echa) ha valutato i rischi per la salute e per l’ambiente derivanti dall’aggiunta intenzionale di microplastiche nei diversi componenti e materiali di uso comune e ha concluso che una limitazione a livello europeo sarebbe giustificata.
La relazione ha preso in esame diversi settori andando dall’industria cosmetica all’agricoltura, passando in rassegna i dati scientifici disponibili sui potenziali pericoli derivanti dalle microplastiche. Rispetto a queste ultime ve ne sono di cosiddette primarie, cioè rilasciate direttamente nell’ambiente sotto forma di piccole particelle (rappresentano il 15-31% delle microplastiche presenti nelle acque marine) e microplastiche secondarie, ovvero quelle prodotte dalla degradazione degli oggetti più grandi, come buste di plastica, bottiglie o reti da pesca.
Nelle attività di tutti i giorni sappiamo che il lavaggio di capi sintetici produce una discreta percentuale di microplastiche primarie, come pure l’abrasione degli pneumatici durante la guida e addirittura le microparticelle dello scrub facciale ne fornisce il 2%. La quantità di microplastiche presente negli oceani è in deciso aumento. Nel 2017 l’Onu ha dichiarato che nei mari ci sono 51mila miliardi di particelle di microplastica, 500 volte più numerose di tutte le stelle della nostra galassia. Le microplastiche presenti nelle acque marine possono essere inghiottite dai pesci tanto che, attraverso la catena alimentare la plastica ingerita può arrivare direttamente nel nostro cibo.
Da Bruxelles il commissario responsabile per l’Ambiente, gli affari marittimi e la pesca, Karmenu Vella, ha sottolineato la propria soddisfazione “nel constatare che ci stiamo adoperando per limitare l’aggiunta intenzionale di microplastiche nei prodotti. L’Ue è la prima ad occuparsi di tutte le microplastiche aggiunte intenzionalmente nei prodotti e non solo delle microsfere usate nei cosmetici. Ciò rientra nel nostro approccio globale contro le microplastiche che sono potenzialmente dannose per la vita marina ed entrano nella nostra catena alimentare, con impatti ancora sconosciuti sulla salute umana”.
L’oxo-plastica o plastica oxo-degradabile è un materiale convenzionale contenente additivi che favoriscono l’ossidazione in determinate condizioni. Viene utilizzata in pellicole agricole, sacchetti per rifiuti e per il trasporto di oggetti, imballaggi per alimenti, nonchè coperture per discariche. Può scomporsi in particelle molto piccole, contribuendo potenzialmente alla contaminazione ambientale sotto forma di microplastica.
Le microplastiche oggetto della restrizione hanno un’ampia gamma di applicazioni professionali e nei prodotti di consumo in molti settori. Sono utilizzate in: cosmetici, detergenti e prodotti per la manutenzione, vernici, inchiostri e rivestimenti, materiali da costruzione e medicinali, nonché in altri prodotti usati in agricoltura e orticultura e nei settori del petrolio e del gas.
La relazione appena pubblicata sarà ora esaminata dai comitati dell’Echa e sarà oggetto di una consultazione pubblica che rimarrà aperta sei mesi. I settori interessati dalla limitazione sono invitati a seguire da vicino il processo e a prendere parte alla consultazione. I comitati dell’Echa formuleranno i loro pareri e li invieranno alla Commissione europea nella primavera del 2020. A quel punto la Commissione europea potrà proporre una modifica del regolamento Reach.