Sono dieci i Comuni della provincia di Padova che hanno appena sottoscritto accordi per promuovere la sicurezze urbana. Abano, Agna, Montegrotto, Noventa Padovana, San Martino di Lupari, Vigonza, Villafranca Padovana e l’Unione Pratiarcati costituita dai Comuni di Albignasego, Casalserugo e Maserà hanno siglato il documento nella Prefettura patavina per dare vita a una forma di coordinamento e di sinergia tra le diverse realtà e le Forze dell’ordine al fine di contrastare il crimine e realizzare sistemi di controllo del territorio grazie alle nuove tecnologie.
Lo strumento, individuato dal DL 20 febbraio 2017 n. 14, consente ai Comuni di presentare richiesta di ammissione ai finanziamenti statali. Si tratta complessivamente di 37 milioni di euro, per il triennio 2017-2019, da ripartire secondo una graduatoria nazionale. Con i finanziamenti possono essere realizzati impianti di videosorveglianza nelle aree maggiormente esposte a situazioni di degrado e criminalità, nonchè strategie congiunte per combattere l’illegalità.
La sicurezza delle città è stato uno dei temi al centro del dibattito parlamentare degli ultimi anni, che ha portato all’approvazione di disposizioni normative urgenti. Definendo la sicurezza urbana quale bene pubblico afferente alla vivibilità e al decoro delle città, è stata, così, promosso un modello di governance trasversale e integrato tra i diversi livelli di governo, attraverso la sottoscrizione di appositi accordi tra Stato e Regioni e l’introduzione di patti con gli Enti locali.
Il provvedimento per la prima volta introduce a livello normativo i concetti di sicurezza integrata e urbana, riferendosi appunto all’insieme degli interventi assicurati da Stato, Regioni e Comuni nonché da altri soggetti istituzionali, al fine di concorrere, ciascuno nell’ambito delle proprie competenze e responsabilità, alla promozione e all’attuazione del benessere delle comunità territoriali. Sicurezza urbana quindi come bene pubblico che comprende il decoro delle città da perseguire anche attraverso una serie di interventi come ad esempio quelli di riqualificazione, anche urbanistica e culturale delle aree degradate, l’eliminazione dei fattori di esclusione sociale, la prevenzione della criminalità, la promozione della legalità e l’affermazione di più elevati livelli di coesione sociale e convivenza civile.
IL DL 14/2017 prevede la possibilità di definire accordi territoriali di sicurezza integrata per lo sviluppo, che comprendono il coinvolgimento di enti pubblici (economici e non) come pure soggetti privati. E’ intervenuto inoltre sull’apparato sanzionatorio amministrativo, per prevenire fenomeni che incidono negativamente sulla sicurezza e il decoro delle città, anche in relazione all’esigenza di garantire la libera accessibilità degli spazi pubblici, prevedendo, tra l’altro, la possibilità di imporre il divieto di frequentazione di determinati pubblici esercizi e aree urbane a soggetti condannati per reati di particolare allarme sociale (Daspo urbano).
Poiché però un approccio improntato unicamente sulla risposta per così dire reattiva, non è sufficiente a rimuovere le cause profonde di fenomeni di devianza e di degrado che nascono sul campo delle dinamiche sociali ed economiche portando a manifestazioni criminali e di illegalità, assumono una particolare rilevanza gli strumenti di prevenzione. Strumenti che mirino a ridurre le opportunità di commettere reati unitamente alle misure volte a sostenere la partecipazione dei cittadini alla ricostituzione della dimensione comunitaria e al miglioramento complessivo delle condizioni sociali, abitative e dei servizi, nonchè agli interventi di carattere sociale finalizzati al contenimento dei fattori criminogeni.
Il percorso per raggiungere risultati realmente duraturi può essere rappresentato dal mettere a sistema le diverse politiche pubbliche capaci d’incidere positivamente (in via diretta o indiretta) sulla qualità della vita dei territori e delle comunità. Queste scelte sono state già messe in pratica in diversi Comuni mediante strumenti di natura pattizia stipulati tra i Prefetti e i Sindaci, anche utilizzando le possibilità offerte da disposizioni, della legislazione statale e regionale, dedicate a specifici segmenti progettuali o collaborativi.