L’Istat ha presentato l’aggiornamento al 2021 della sua classificazione dei Sistemi Locali del Lavoro (SLL), offrendo una nuova e fondamentale fotografia di come si muovono e lavorano gli italiani sul territorio.
Si tratta di una geografia “funzionale”, non amministrativa: i SLL non seguono i confini regionali o provinciali, ma sono definiti come gruppi di Comuni contigui in cui la maggior parte dei residenti lavora. Sono, in pratica, aree auto-contenute che riflettono l’effettiva organizzazione spaziale della popolazione basata sui flussi di pendolarismo.
Nuova metodologia per un quadro più attuale
L’aggiornamento del 2021 segna un punto di svolta metodologico. Per la prima volta, la stima del pendolarismo – l’elemento cruciale per disegnare i confini dei SLL – è stata prodotta integrando le rilevazioni campionarie del Censimento permanente della popolazione e delle abitazioni con registri statistici e dati amministrativi.
Questo approccio innovativo si è reso necessario con il passaggio, avvenuto nel 2018, dal tradizionale Censimento generale ai censimenti permanenti. L’obiettivo è mantenere l’accuratezza dei dati e uniformarsi alle linee guida metodologiche europee.
Uno strumento chiave per analisi dettagliate
L’evoluzione nel tempo di questa mappa (realizzata dall’Istat fin dal 1981) permette di comprendere la dinamica con cui domanda e offerta di lavoro si organizzano sul territorio nazionale.
I Sistemi Locali del Lavoro sono considerati da sempre uno strumento unico e insostituibile. Fornendo partizioni territoriali omogenee e comparabili, i SLL sono essenziali non solo per le analisi approfondite del mercato del lavoro, ma anche per studiare in dettaglio le dinamiche socio-economiche a livello locale.
Per ulteriori dettagli sulla metodologia e sui dati, l’Istat rimanda alla Nota Metodologica e alle tavole statistiche complete.
Fonte: Istat