La dinamica demografica del 2021 continua a essere negativa: al 31 dicembre la popolazione residente è inferiore di circa 253.000 unità rispetto all’inizio dell’anno; nei 2 anni di pandemia il calo di popolazione è stato di 616.000 unità soprattutto per effetto del saldo naturale.
Il saldo naturale della popolazione è negativo, le nascite sono ancora in calo nei primi 10 mesi dell’anno, ma si osservano segnali di ripresa negli ultimi 2 mesi. I decessi restano su livelli elevati rispetto al periodo pre-Covid; segnali positivi per i movimenti migratori, in aumento rispetto al 2020 e per i matrimoni raddoppiati, ma anche in questo caso la ripresa non è sufficiente a recuperare quanto perso nel primo anno di pandemia.
L’impatto della pandemia prosegue, al 31 dicembre 2021 la popolazione residente in Italia ammonta a 58.983.122 unità, 253.091 in meno rispetto alla stessa data del 2020 (-0,4%). Alle conseguenze dirette e indirette dell’epidemia osservate nel 2020 (eccesso di mortalità, contrazione dei movimenti migratori, dimezzamento dei matrimoni), nel 2021 si aggiungono gli effetti dovuti al calo delle nascite, che scendono sotto la soglia di 400 mila, facendo registrare un minimo storico dall’Unità d’Italia. Il decremento di popolazione tra l’inizio e la fine dell’anno 2021 interessa in modo generalizzato tutte le ripartizioni; la perdita di popolazione è inferiore a quanto osservato nel 2020, ed è in linea con il deficit medio di popolazione registrato di anno in anno dal 2015.
Se il deficit di popolazione del 2020 è apparso in tutta la sua drammatica portata in tutte le ripartizioni, nel corso del 2021 il Nord continua a registrare una perdita rilevante (Nord-ovest -0,3% e Nord-est -0,2%), anche se di entità inferiore rispetto a quella dell’anno precedente (-0,7% e -0,4%), anche al Centro il deficit di popolazione è più basso (-0,4% contro -0,6% del 2020).
Il Sud e le Isole, colpite dall’epidemia a partire dall’autunno del 2020, subiscono effetti più pronunciati sui decessi, la perdita di popolazione è dello 0,6% e dello 0,7%, non lontana dai livelli di decremento medio annuo pre-pandemia, solo per effetto della contrazione dei trasferimenti di residenza interni e internazionali da sempre a svantaggio di queste aree del Paese.
Lombardia ed Emilia-Romagna, che nel 2019 avevano registrato un incremento, seguito da un calo dello 0,6% e dello 0,3% l’anno seguente, nel 2021 vedono ridurre il saldo totale percentuale di un ulteriore 0,2%, infine la provincia autonoma di Bolzano, tradizionalmente caratterizzata da incrementi di popolazione, segna un aumento in linea con quello del 2020 (+0,2%). Nel Mezzogiorno, Calabria e Sicilia registrano decrementi più elevati rispetto al 2020 (da -0,8% e -0,6% a -0,9% e -0,7%) in linea con la dinamica del 2019.