L’Istat, in un recente Report, riporta i risultati di un’indagine sulla formazione degli adulti (Adult Education Survey – AES) che viene svolta periodicamente da tutti i Paesi dell’Unione europea, da cui risulta che nel 2022 solo 1/3 degli individui tra i 25 e i 64 anni ha partecipato ad attività di istruzione e formazione, il tasso di partecipazione è più basso del 11% di quello europeo (35,7%) e il 31% dei 18-24enni non partecipa ad alcun percorso di istruzione o formazione, contro il 20% della media europea. La scarsa partecipazione è data da una mancata motivazione: l’80% dei 25-64enni laureati che non si formano non ha interesse a farlo e per gli altri sono i costi elevati a frenare la partecipazione (24% dei casi, contro il 14% UE); inoltre solo il 34% delle donne di 25-64 anni ha partecipato ad attività formative contro il 37% degli uomini, ben il 17% non si forma a causa di impegni familiari contro il 6,7% degli uomini.
L’Indagine sulla formazione degli adulti (Adult Education Survey – AES) viene svolta dai Paesi dell’UE in base a specifici regolamenti che ne definiscono contenuti e modalità di rilevazione e rappresenta una delle principali fonti di dati sulla partecipazione degli adulti ad attività di istruzione e formazione. I dati sono confrontabili a livello internazionale e rappresentano uno strumento utile ai policy makers per la predisposizione di politiche di aggiornamento e riqualificazione del capitale umano, tenendo conto che si sta concludendo l’Anno Europeo delle Competenze, istituito allo scopo di favorire l’apprendimento e sviluppare le competenze dei lavoratori, con particolare attenzione alle competenze digitali e alle tecnologie verdi.
In base alla Classificazione internazionale delle attività di apprendimento (CLA) vengono rilevate le attività (percorsi di istruzione, formazione professionale, apprendistato, autoapprendimento) purché intenzionali (non accidentali o casuali). Nello specifico si fa riferimento alle attività:
- formali (corsi di istruzione e formazione scolastici, universitari e simili che rilasciano un titolo di studio o una qualifica professionale)
- non formali (attività che non rilasciano un titolo di studio o una qualifica professionale, ma svolte in modo organizzato, con un orario, un luogo di svolgimento e un insegnante/tutor)
- informali (attività di apprendimento intenzionali, non organizzate né strutturate).
I risultati presentati nel Report dell’Istat si riferiscono all’Indagine svolta tra settembre 2022 e gennaio 2023 che ha rilevato le informazioni del periodo ottobre 2021-dicembre 2022.
Il confronto mostra come l’Italia sia in ritardo rispetto ai Paesi Ue: tra gli adulti di 25-64 anni, il tasso di partecipazione alle attività di formazione (formali o non formali) è pari a 35,7% e colloca il nostro Paese al 21° posto nel ranking Ue27, sembrano lontani gli obiettivi del Consiglio europeo per il 2025 che, per i 25-64enni, fissano il tasso di partecipazione alle attività di istruzione e formazione al 47%. La stessa evidenza si osserva se si scende nel dettaglio delle attività formali (4% della popolazione di 25-64 anni, contro il 6% UE) e non formali (34% e 44%) e anche il numero di ore dedicate alla formazione è più basso in Italia rispetto alla media Ue27 (133 e 144 rispettivamente), per effetto del minor numero di ore dedicate all’istruzione formale (405 rispetto a 512).
Poca formazione anche tra i giovani: in istruzione meno della metà dei 18-24enni,la partecipazione a percorsi di formazione risulta legata alle caratteristiche socio-demografiche come l’età, il livello di istruzione, il background familiare, la condizione occupazionale e professionale. L’età gioca un ruolo determinante poiché la partecipazione alle attività di apprendimento mostra un andamento decrescente con il passare degli anni, le attività di apprendimento formali risultano nulle dopo i 35 anni (l’1% degli over 35 segue un corso formale) e le non formali si riducono drasticamente con l’uscita dal mercato del lavoro: meno di 1/3 della popolazione tra i 35 e i 64 anni residente in Italia partecipa ad attività di apprendimento non formale, quota che scende a meno di 1/10 tra i 65-74enni. In Italia il 10% dei giovani tra i 18 e i 24 anni, nel 2022, non è più inserito in un percorso formativo pur avendo raggiunto al più un titolo secondario di I grado.
Infine il gap con l’Europa è elevato per disoccupati e occupati a bassa qualifica, la condizione occupazionale influisce sulla partecipazione all’apprendimento: i disoccupati (18-74 anni) accedono in misura minore alle attività formative (20%) rispetto agli occupati (44%), così come gli occupati in professioni a bassa qualifica rispetto a chi svolge professioni qualificate (63% per dirigenti, imprenditori e liberi professionisti contro il 24% per lavoratori a bassa qualifica) in sostanza, coloro che avrebbero bisogno di acquisire e sviluppare le competenze, per tenere il passo con i cambiamenti del mercato del lavoro e ridurre il rischio di fuoriuscita, sono coloro che si formano meno.
In Italia lo svantaggio dei disoccupati rispetto agli occupati è più accentuato rispetto ai Paesi europei, meno di 1 disoccupato su 5 (25-64 anni) partecipa a un corso di istruzione o formazione, contro 1 su 3 registrato in Europa; tra gli occupati, il tasso di partecipazione è 3 volte superiore a quello registrato tra i disoccupati, differenza che a livello europeo scende a 1,8 volte. La distanza con l’Europa si riduce tra coloro che svolgono lavori ad alta qualifica: tra i dirigenti, imprenditori e liberi professionisti, l’incidenza di partecipazione in Italia è pari al 63%, inferiore alla media europea (69%).
Fonte: ISTAT