L’Italia è uno dei Paesi europei più colpiti dai cambiamenti climatici, cambiamenti che poi causano danni irreversibili, come è avvenuto – ad esempio – per le recenti inondazioni urbane che hanno coinvolto la città di Livorno. Se questo accade, tuttavia, non è solo colpa del clima, in continuo mutamento, partendo sempre dal presupposto che è l’uomo il vero artefice di queste catastrofi. Dati alla mano, l’Italia conta l’88% dei suoi Comuni in aree a rischio idrogeologico, ma – di fatto – non riesce a pianificare azioni per evitare che gli eventi meteorologici estremi in aumento si trasformino in disastri.
Nonostante i danni (quasi 8 miliardi di euro solo negli ultimi tre anni) e le morti, 145 tra il 2010 e il 2016 a cui si aggiungono le 9 vittime di Livorno, lo Stato sembra stare a guardare. Se da una parte il Governo continua a tenere nel cassetto quasi 5 miliardi di fondi strutturali (in parte concessi dall’UE) che dovrebbero servire per attuare una strategia volta a ridimensionare queste catastrofi, lo stesso non si può dire per chi, ogni giorno, ha le mani in pasta nella tecnologia.
Facilitare lo scambio di informazioni tra chi coordina le emergenze alluvioni, agevolare chi opera sul campo o semplicemente informare i cittadini tempestivamente in caso di inondazioni urbane. E’ l’obiettivo del progetto Aced-IoT (Safe cities through Cloud and the Internet of Things) dell’Alta Scuola Politecnica, percorso creato dai Politecnici di Milano e Torino.
Il problema delle inondazioni urbane è molto sentito in Italia a causa della peculiare morfologia del territorio. Nello svolgimento del progetto è emerso che le principali criticità risiedono nella comunicazione con il centro di coordinamento soccorsi, nell’integrazione delle informazioni in possesso delle diverse organizzazioni, e nella possibilità di ricevere contenuti geolocalizzati dai soccorritori sul campo.
La soluzione proposta da Aced-IoT consiste in una piattaforma web basata su tecnologie cloud che consente di raccogliere e integrare i dati provenienti da varie fonti come database “open data”, sistemi informativi geografici, informazioni semi-strutturate in possesso delle varie organizzazioni, unendoli con dati di monitoraggio provenienti da sensori “Internet of Things” installati nei punti a rischio.
La piattaforma è pensata come uno strumento di supporto nella comprensione dell’evoluzione generale degli avvenimenti. Oltre all’apporto in fase di emergenza, Aced-IoT permette la raccolta di una grande mole di dati analizzabili nel post-evento e preziosi per la pianificazione futura.
Aced-IoT è stato sviluppato da un team multidisciplinare, composto da studenti di ingegneria matematica, informatica, civile, elettronica, ambientale, nonché di architettura. Al progetto hanno partecipato attivamente diverse agenzie e organizzazioni coinvolte nel sistema di protezione civile. Data la specificità territoriale di questo tipo di organizzazioni, l’implementazione ha coinvolto i soggetti operanti sull’area metropolitana di Torino.
In particolare, sono stati intervistati i responsabili della gestione dell’emergenza come la Protezione Civile e la Prefettura di Torino, gli operatori di 118, Vigili del Fuoco, Polizia, volontari e gestori dei servizi come Smat, Iren e Gtt. Il progetto Aced-IoT può considerarsi un primo passo nello sviluppo di applicazioni studiate per l’emergenza che possano facilitare il lavoro degli attori coinvolti in questo delicato processo decisionale.