Non vi è alcun dubbio il Natale è magia, si arriva al mese di dicembre dove si respira un aria di positività e felicità. Solitamente in questo periodo si è alla ricerca di un quadro di armonia e serenità che non ha eguali.
Per la cultura cristiana il Natale è augurio di bontà, serenità e felicità da condividere con “tutti gli uomini di buona volontà”.
Fin dall’antichità, in tutto il mondo, dicembre è deputato ai festeggiamenti, cristiani e non, inneggiando alla fraternità, alla gioia e alla prosperità.
Così gli antichi Egizi festeggiavano la nascita del dio Horus, i Greci quella del dio Dioniso, gli Scandinavi quella del dio Frey. I Romani celebravano Saturno, dio dell’agricoltura, con grandi feste in cui amici e parenti si scambiavano doni.
Certamente, ai nostri giorni, il quadro di destabilizzazione in cui viviamo non ci aiuta e ci pone al cospetto del mondo con una certa ansia mista a preoccupazione per il futuro delle nostre generazioni. Nonostante tutto questo, il mondo va avanti perché in questo arco dell’anno vi è il segno della rinascita: le giornate cominciano, lentamente, ad allungarsi per arrivare al completo risveglio della natura che avverrà con la primavera.
In letteratura il Natale è presente come non mai, consegnandoci delle gemme che non hanno mai fine. A noi piace ricordare “Il cantico di Natale”, la novella scritta da Charles Dickens nel 1843. Questa novella è divenuta nel tempo un punto di riferimento dello spirito natalizio. Uno spietato personaggio, Ebenezer Scrooge, vive nell’avarizia e l’adorazione del dio denaro e che non conosce il significato della carità. Nel rifiutare un pezzo di carbone al proprio dipendente per scaldarsi dal freddo, ci pone tanti di quegli interrogativi relativamente alla carità umana.
Oppure il pensiero va a “I figli di Babbo Natale”, la novella di Italo Calvino presente nella raccolta “Le stagioni in città”. La storia di Marcovaldo e del figlio Michelino ci fa interrogare su il senso dei regali e di come ci si pone verso gli altri. O ancora “Il racconto di Natale” di Dino Buzzati dove, nella notte di Natale, Dio non si trova da nessuna parte, perché l’egoismo fa sparire Dio da tutto il mondo.
Si potrebbe continuare all’infinito, ognuno potrebbe tirare dal cilindro la propria playlist della letteratura.
Infine vogliamo ricordare le parole di Papa Francesco alla Messa di Natale della scorsa notte dove ricorda, a proposito della indifferenza con la quale Gesù fu accolto dai contemporanei, che “Anche oggi ci può essere la stessa indifferenza, quando Natale diventa una festa dove i protagonisti siamo noi, anziché Lui; quando le luci del commercio gettano nell’ombra la luce di Dio; quando ci affanniamo per i regali e restiamo insensibili a chi è emarginato”. Tra “gli emarginati di allora” Papa Francesco ha collocato anche i pastori, “ma nessuno è emarginato agli occhi di Dio e proprio loro furono gli invitati di Natale. Chi era sicuro di sé, autosufficiente, stava a casa tra le sue cose; i pastori invece andarono, senza indugio. Anche noi lasciamoci interpellare e convocare stanotte da Gesù, andiamo a Lui con fiducia, a partire da quello in cui ci sentiamo emarginati, a partire dai nostri limiti, lasciamoci toccare dalla tenerezza che salva.”
Ecco, questo Natale deve regalarci una maggiore tenerezza, che è la salvezza dell’umanità in un momento di difficoltà economica e sociale che sembra non avere fine.