In che condizioni è l’esercito degli impiegati pubblici? Un po’ male in arnese stando ai dati presentati da Fpa, società del gruppo Digital360, al convegno di apertura del Forum Pa 2017. Ne emerge una fotografia non esattamente rassicurante: anziani, sottodimensionati e, in molti casi, non adeguatamente qualificati rispetto alla mansione da svolgere, ecco l’identikit dei dipendenti pubblici italiani. Soltanto il 27,7% di essi, infatti, ha meno di 45 anni, mentre l’età media dei lavoratori è di 50,02 anni (dati del conto annuale 2015 della Ragioneria di Stato) e cresce con una media di sei mesi ogni anno. Mentre già adesso il 49% delle mansioni che richiedono una laurea è svolta da personale che non è laureato. Andando avanti con questa tendenza, dunque, nel 2020 l’età media sarà salita a 53,6 anni, con ben 232mila persone che avranno tra i 65 e i 67 anni e oltre 603mila tra i 60 e i 64 anni. Di conseguenza, circa un terzo dei lavoratori pubblici italiani fra soli tre anni sarà in uscita dal mercato del lavoro. Al progressivo invecchiamento dei dipendenti della Pa e alla conseguente riduzione del loro numero nei prossimi anni si aggiungono i tagli al personale, che dal 2007 a oggi hanno riguardato il 5% dei lavoratori, vale a dire 237.220 persone. Oggi, i dipendenti pubblici italiani sono 3.257.014 (dati 2015). Una cifra non troppo distante da quella dei loro omologhi europei. Infatti, i dipendenti pubblici italiani sono circa 2/3 di quelli inglesi e 1,3 milioni in meno rispetto a quelli tedeschi. Rilevante ai fini di una completa valutazione dello stato dell’arte della Pa dei principali Paesi europei è il rapporto fra numero degli occupati e totale dei cittadini residenti. In Italia ci sono 5,5 impiegati pubblici ogni 100 residenti, una cifra leggermente inferiore che in Germania (5,7), ancora meno che in Spagna (6,4) e molto più distante dal Regno Unito, dove ci sono 7,9 impiegati pubblici ogni 100 cittadini.