E’ imminente, dopo sette anni di blocco, l’apertura del tavolo per il rinnovo del contratto degli statali, ma il negoziato non sarà semplice. Si prevedono tempi lunghi perché, su alcuni temi centrali come l’aumento di 85 euro medi lordi mensili, si partirà da posizioni distanti. La prima questione sulla quale bisognerà mettersi d’accordo è se questi 85 euro andranno considerati tutti «tabellari», ossia dovranno entrare a far parte della componente fissa dello stipendio, o se una parte potrà essere erogata anche come premio di risultato.
Un primo incontro tra l’Aran, l’agenzia che tratterà a nome del governo, e i sindacati, avverrà la prossima settimana.
“Per noi non ci sono dubbi -dice il segretario confederale della Uil, Antonio Foccillo – gli 85 euro vanno computati tutti nel tabellare, lo richiede il rispetto sostanziale dell’accordo che abbiamo firmato il 30 novembre dello scorso anno con il governo”. Eppure nell’atto di indirizzo firmato dal ministro della Funzione pubblica Marianna Madia, e inviato all’Aran, c’è una indicazione diversa. Secondo quanto messo nero su bianco nel documento, alla rivalutazione delle componenti stipendiali o fisse, vanno destinate le risorse ‘già disponibili’, mentre ai trattamenti accessori correlati alla performance o alle condizioni di lavoro, una quota delle ulteriori risorse per il conseguimento dei valori di incremento a regime. Dove per una ulteriore quota, il governo ha in mente una parte prevalente dei nuovi stanziamenti che saranno definiti con la prossima legge di stabilità. Fino ad oggi, infatti, sono stati stanziati 1,2 miliardi di euro per il rinnovo del contratto. Tutti questi soldi, spiega l’atto di indirizzo inviato all’Aran, andranno alla parte “tabellare” dello stipendio. La ragione è semplice, si tratta di risorse che riguardano il 2016 e il 2017, un anno già terminato e uno che volge al termine. Difficile ipotizzare che i fondi possano essere usati per i premi. Con 1,2 miliardi di euro, tuttavia, l’aumento tabellare medio garantito sarebbe di circa 42-43 euro. Il resto delle risorse (altri 1,2 miliardi circa) per arrivare agli 85 euro, dovrà essere stanziato nella prossima legge di bilancio.