In Italia le nascite da almeno un genitore straniero fanno registrare un aumento costante: +4% dal 2008 al 2015 a fronte di una riduzione del 15,4% delle nascite da entrambi i genitori italiani.
Ma non è tutto. Dei 488.000 bambini nati in Italia lo scorso anno, solo 387.000 hanno tutti e due i genitori italiani, mentre 73.000 (il 15%) hanno i genitori stranieri e 28.000 (quasi il 6%) ne hanno almeno uno straniero.
Al 6 giugno 2016 il numero complessivo degli ospiti nelle strutture di prima e seconda accoglienza è passato dai 22.118 del 2013 ai 123.038, con un aumento del 456%. Ma il nostro modello di integrazione degli stranieri che si stabilizzano sul territorio nazionale tutto sommato funziona.
Gli stranieri nella scuola (pubblica e privata) nel 2015 erano 805.800, il 9,1% del totale. E c’è da considerare che senza gli stranieri (per la maggior parte nati in Italia) avremmo 35.000 classi in meno negli istituti pubblici, dovendo così rinunciare a 68.000 insegnanti (il 9,5% del totale).
Anche sul mercato del lavoro la perdita dei migranti significherebbe dover fare a meno di 693.000 lavoratori domestici, ad esempio, (il 77% del totale) che integrano con servizi di buona qualità quanto il sistema di welfare pubblico non è in grado di garantire. Anche i trattamenti previdenziali confermano che il rapporto tra “dare e avere” vede i cittadini italiani in una posizione di vantaggio. I migranti che percepiscono una pensione in Italia sono, infatti, 141.00: nemmeno l’1% degli oltre 16 milioni di pensionati italiani. Quelli che beneficiano di altre prestazioni di sostegno del reddito sono invece 122.000, il 4,2% del totale. Tutti segnali di quel modello di integrazione dal basso diffuso sul territorio, che ha portato oltre 5 milioni di stranieri (l’8,2% della popolazione complessiva), appartenenti a 197 diverse comunità, a vivere e risiedere stabilmente nel nostro Paese e che ha dato prova di funzionare bene e di non aver suscitato i fenomeni di involuzione patologica che si sono verificati in Europa, dove i territori ad altissima concentrazione di immigrati sono esposti ad un più alto rischio di disagio. Secondo gli ultimi dati del Censis, nei 146 comuni italiani che hanno più di 50.000 abitanti solo 74 presentano un’incidenza di stranieri sulla popolazione che supera la media nazionale. Tra questi, uno si trova ad Olbia, dove i residenti stranieri sono il 9,7% ed uno a Vittoria (Sicilia) con il 9,1%. Brescia e Milano sono, invece, i due comuni italiani con più di 50.000 residenti che presentano la maggiore concentrazione di stranieri, che tuttavia, in entrambi i casi, è pari al 18,6% della popolazione. A seguire troviamo Piacenza, città in cui gli stranieri rappresentano il 18,2% dei residenti e Prato, con il 17,9%.