Un caso di particolare interesse è stato recentemente proposto all’attenzione degli esperti del servizio Anci Risponde: un’amministrazione Comunale vorrebbe stipulare una polizza assicurativa a favore dei cittadini residenti sul proprio territorio, per tutelarli da furti o scippi. Tale polizza dovrebbe garantire una duplice assistenza, all’abitazione e alla persona, prevedendo interventi gratuiti e tempestivi di personale specializzato, entro i limiti previsti dal capitolato che disciplina il contratto, stipulato con una Compagnia specializzata nel ramo dell’assistenza. Nel caso di danni all’abitazione verrebbero garantiti gli interventi di ripristino dell’integrità dei luoghi: un fabbro per ripristinare le serrature in caso di scasso, un vetraio, di una guardia giurata, di una collaboratrice domestica per il riordino delle suppellettili e dell’arredo, oltre all’eventuale copertura delle spese di pernottamento in strutture alberghiere. Ma la copertura si orienterebbe anche in maniera specifica alla tutela della persona, prevedendo l’intervento di un medico, di personale infermieristico e di un fisioterapista, assistenza psicologica, la possibilità di avere pareri sanitari nell’immediatezza dell’evento, la consegna di farmaci a domicilio. Il problema è se tale polizza non prevedendo limiti di reddito dei beneficiari, né anagrafici, ma come unica condizione la residenza nel Comune, possa essere legittimamente stipulata dal Comune, non rientrando tale servizio nelle finalità strettamente istituzionali dello stesso.
Sulla base di un’attenta disamina normativa e giurisprudenziale, gli esperti osservano che le motivazioni dell’iniziativa sono, in linea di principio, quelle relative al venire incontro, in generale, alle esigenze di sicurezza e di assistenza richiesta dalla popolazione rispetto al grave fenomeno dei furti e delle rapine in casa. Il punto da chiarire, ribadiscono, è se tale iniziativa debba ritenersi legittima. A questo proposito distinguono 2 fattispecie:
· il Comune stipula direttamente la polizza assicurativa pagando il relativo premio a tutela dei propri assicurati, ossia i cittadini i quali poi incasserebbero le somme come risarcimento dei beni rubati e degli eventuali danni subiti;
· il Comune fa da promotore al fine di trovare una Compagnia assicurativa che sia disposta ad assicurare i cittadini, i quali pagheranno direttamente e personalmente il premio, a condizioni particolarmente vantaggiose “giocando” sul numero dei potenziali contraenti.
Rispetto alla prima ipotesi, gli esperti di Anci Risponde ritengono che tale soluzione non sia percorribile, in quanto questo tipo di “servizio” non rientra nelle finalità istituzionali del Comune, il quale, invece, per cercare di risolvere il problema deve individuare altre soluzioni, quali, ad esempio, dotarsi di un impianto di videosorveglianza, aumentare la vigilanza sul territorio comunale, potenziando il servizio di polizia locale, oppure facendo convenzioni o accordi con le altre Forze di Polizia e invocando, se del caso, anche l’intervento del Prefetto. Su questa linea si colloca anche la Corte dei conti la cui Sezione Autonomie con un Parere del 2010 aveva risposto in modo negativo a un quesito posto da un Comune che voleva procedere in questo senso.
In altre parole, se il Comune volesse procedere con lo stipulare la polizza di cui trattasi a proprio carico, dovrebbe valutare il rischio di un procedimento di fronte alla Corte dei conti e, nel caso di un pronunciamento verosimilmente negativo, sulla legittimità dell’attività posta in essere, anche quello di danno erariale con responsabilità personale di tutti i soggetti che, a vario titolo, abbiano contribuito a questa scelta.
Più percorribile appare invece la seconda ipotesi – affermano gli esperti – a condizione che siano rispettate tutte le norme di legge, soprattutto per quel che concerne il Codice degli appalti, e che non ci sia a carico del Comune alcun onere finanziario. Si tratterebbe, in pratica, di una polizza collettiva, per es. per la sicurezza, mediante adesione dei cittadini residenti interessati, prevedendo una copertura assicurativa a basso costo contro furti, rapine, atti vandalici, etc. Di conseguenza, condizioni e requisiti dovrebbero essere indicati dal Comune il quale avrebbe, appunto, l’onere d’individuare la Compagnia assicurativa che fornisca la polizza collettiva con le migliori condizioni per il “post rapina”, in relazione al premio annuale, al massimale relativo al rimborso danni, etc. Le famiglie, in questa ipotesi, pagherebbero un premio per assicurare i propri beni quali vestiti, libri, quadri etc., ed eventualmente anche per avere un rimborso in caso di danni, atti vandalici e guasti commessi dai ladri. In conclusione – ribadiscono gli esperti di Anci Risponde – il ruolo del Comune è quello di essere una sorta di “broker” per i cittadini e non il soggetto a cui faccia carico la polizza assicurativa.