«L’Italia che raccontavamo un anno fa ci appare oggi un Paese lontano rispetto al nostro presente. La scomparsa di persone care, amici e colleghi di lavoro, che ancora oggi piangiamo, hanno dissolto il velo delle distrazioni quotidiane per riportarci di fronte alle nostre fragilità».
Va alle vittime del Covid il primo pensiero del ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, rivolgendosi oggi ai partecipanti alla 37esima assemblea Anci, collegati da remoto.
«Ma come sempre accade nei momenti difficili – ha continuato il ministro – anche in questa circostanza, l’Italia sta reagendo, liberando energie positive e voglia di riscatto. Gli ospedali, le sale operative regionali, le prefetture e i comuni, con i sindaci in prima linea, sono divenuti la spina dorsale di un sistema di gestione dell’emergenza che ha dimostrato, pur con tutte le difficoltà determinate da un’epidemia devastante, una solida resilienza e un’elevata capacità di risposta».
La responsabile del Viminale si è detta convinta che l’Italia saprà superare questo difficile momento «se solo sapremo fare prevalere lo spirito di unità e di concordia nazionale sulle divisioni e i contrasti che pure caratterizzano la nostra storia.
Nella pesante crisi economica di livello mondiale, che anche l’Italia è chiamata, in sinergia con la comunità europea e internazionale, ad affrontare, contribuendo ad elaborare soluzioni e proposte concrete. In tale contesto, anche gli enti locali possono davvero giocare un ruolo da protagonisti nel rilancio economico e sociale dell’Italia.
Le nuove consistenti risorse economiche che saranno messe in campo a livello nazionale ed europeo rappresenteranno in questo senso un’occasione straordinaria per rivedere la stessa idea di Paese, in grado di affrontare le nuove sfide di questo inizio millennio.
Sostenibilità ambientale, rigenerazione urbana, ristrutturazione del sistema viario e del patrimonio edilizio pubblico, con particolare riguardo a quello scolastico, rappresentano gli assi portanti su cui impostare innovative politiche di sviluppo territoriale, che vedano negli enti locali i principali protagonisti di una nuova stagione».
Per il ministro «occorre ripensare le nostre città, le grandi periferie, il loro rapporto con il contesto urbano circostante, valorizzare i piccoli centri, con un’attenzione particolare alle zone montane e ai borghi dall’elevato valore storico-artistico.
D’altronde, se i sindaci dei grandi comuni e delle città metropolitane sono motore di innovazione e competitività dell’intero Paese, perché la loro platea di riferimento è il contesto internazionale, i sindaci dei piccoli Comuni rendono protagoniste tante comunità interne del nostro territorio, che hanno altrettanto diritto di partecipare attivamente allo sviluppo e ai processi decisionali della Nazione.
In tale quadro, gli amministratori locali sono i primi attori istituzionali cui affidare le prossime politiche di sviluppo territoriale, basate su un pieno coinvolgimento delle comunità locali, che sono le prime a poter valutare la piena rispondenza di investimenti e interventi pubblici alle reali necessità dei territori».